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Le manifestazioni e lo sciopero contro il Jobs Act “hanno cambiato lo scenario politico e riproposto la centralità del lavoro e della qualità dell'occupazione. Sapevamo che Renzi avrebbe tirato dritto. Ma l'azione di contrasto non finisce qui. Si apre una stagione che vedrà la Cgil, insieme alla Uil e se possibile anche con la Cisl, impegnata su tutti i fronti”. Così in un’intervista al Corriere della Sera, a firma Enrico Marro, pubblicata domenica 11 gennaio, il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, torna a fare il punto sulla situazione politica e sindacale in Italia.
Il discorso parte naturalmente dalla strettissima attualità e quindi da Parigi. “II nostro cuore è lì – afferma Camusso - con chi scende in piazza a difesa della libertà di stampa e di satira. Penso che in questo momento sia importante dire che non ci facciamo travolgere dalla paura e che la vera risposta a questo orrore è l'integrazione. Un valore che nel mondo del lavoro, nel sindacato, pratichiamo da tempo”. Il segretario Cgil ha voluto ricordare che “la Cgil ha numerosi dirigenti di categoria e di territorio di fede mussulmana e l'integrazione si è affermata nelle aziende non solo a parole ma attraverso i tanti accordi che garantiscono agli immigrati congrui periodi di ferie per poter tornare nei Paesi di origine o per assicurare le pause quotidiane per la preghiera. È anche grazie a questa integrazione che non ci sono tensioni rispetto alla condanna di questi atti di terrorismo”.
Tornando in Italia, Camusso si sofferma sul caso dei vigili assenti a Roma nella notte di San Silvestro. “Io sto con quelli che sono andati a lavorare – afferma - la Cgil, fin dall'inizio, ha detto: ci sono le regole, si applichino. Non è vero che nel pubblico impiego non si può licenziare. Ciò non toglie che lo sciopero dei vigili contro il sindaco e contro il comandante del corpo sia sacrosanto”.
Poi il discorso torna sul Jobs act ed in particolare sul cosiddetto contratto a tutele crescenti, che non ha convinto affatto la Cgil. “Doveva essere un'altra cosa – è il punto di vista di Camusso - doveva servire a togliere di mezzo i tanti contratti precari e portare alla stabilizzazione dei rapporti di lavoro, con la previsione che a un certo punto sarebbe comunque scattata la tutela dell'articolo 18. Invece niente. Sa cosa c'è di crescente in questo contratto? Solo l'indennizzo a fronte della possibilità per le imprese di licenziare, demansionare, fare ciò che vogliono”.
E all’idea che aver semplificato i licenziamenti possa aiutare le imprese umbre a crescere e superare la soglia dei 15 dipendenti il segretario Cgil replica così: “Non ho mai conosciuto un investitore che non viene in Italia perché c'è l'articolo 18. Quanto alle piccole imprese, si addensano tra i 7 e i 9 dipendenti, non sotto i 15”.
Nell’intervista (la versione integrale è disponibile sul portale www.cgil.it) si affronta anche il tema del fisco. Il governo dice di volerlo semplificare, ma secondo la Cgil invece si sta “abbassando la guardia, mettendo a rischio il gettito”. Al contrario, secondo Camusso, servirebbe una politica fiscale “fondata sulla lotta all'evasione e sulla progressività del prelievo. Non c'è un altro Paese dove 1'83% dell'Irpef viene da dipendenti e pensionate”. Di qui anche la richiesta della patrimoniale. “Il problema fondamentale nella nostra società è la crescita della diseguaglianza. Il Fisco serve appunto per redistribuire e creare equità”.