PHOTO
"Dire di voler tagliare il 3% è come dire che si fanno tagli a casaccio. Dire che si vuole tagliare il 3% della sanità per esempio non significa dire che si cambia la sanità, ma che metterai altri ticket o toglierai prestazioni". Cosi' il segretario nazionale della Cgil, Susanna Camusso, intervenendo mercoledì 10 settembre a Padova alla festa del Partito Democratico, ha commentato gli annunci del governo sui tagli alla spesa pubblica. "Bisogna fare un'operazione seria di spending review: una centrale unica invece di 30 mila stazione appaltanti, eliminare le partecipate che non servono a nulla, ridurre il divario retributivo assurdo che esiste nel pubblico - ha continuato - altrimenti semplicemente impoverisco il paese con i tagli".
"Più che autunno caldo sarà un autunno preoccupato. Più che prove di forza dobbiamo esprimere la straordinaria preoccupazione del mondo del lavoro se non ci saranno risposte, la necessità di fare un'agenda politica che guardi a questo". Sempre durante il dibattito alla Festa del Partito democratico di Padova, il segretario generale della Cgil Susanna Camusso è tornata a parlare della manifestazione di ottobre. "Non ci sarà una manifestazione – ha spiegato Camusso - ce ne saranno molte: ci saranno quelle dei dipendenti della scuola, dei lavoratori pubblici, delle diverse categorie, dei lavori dell'industria; se scioperiamo non è un ricatto come ha detto qualcuno, è lo strumento tradizionale del mondo del lavoro e va rispettato. In una stagione difficile ci si mobilita sapendo che si andrà avanti un po' di tempo. Ci auguriamo che tutto questo avvenga unitariamente ma sappiamo che non sarà sempre così”.
Per Camusso "non abbiamo mille giorni di tempo perché il paese riparta. In tre anni il paese precipita davvero”. Bisogna quindi “lavorare sulla creazione di lavoro ma cambiando passo. Non ci aspettiamo che tutto sia risolto in 24 ore ma il cambio di tendenza serve”.
“Bisogna che il governo inizi ad investire – ha aggiunto il segretario Cgil - per dare il segno che si crea il lavoro, su che cosa investe il nostro paese? E anche le continue polemiche sull’articolo 18 sono ormai, secondo la leader della Cgil, ridicole. "Discutere sull'articolo 18 è la continuazione di un'inversione dei termini del problema: l'idea che penalizzando i diritti nascerà lo sviluppo. Se fosse così' dopo Monti dovremmo essere a crescita del 10% - ha continuato - bisogna riprodurre certezze, fare ricerca, alzare il livello della formazione cioe' inventare un'altra politica"."Forse un paese come il nostro deve iniziare a dire che servono salari decenti e condizioni di lavoro dignitose, e per questo bisogna dedicare le risorse,non capiamo perché solo qui non si può fare una patrimoniale, quando c’è in tutta Europa”.