Concludendo a Pollenzo i lavori degli Stati generali della Cgil Lombardia (oggi 19 ottobre), Susanna Camusso ha avuto parole di apprezzamento per l’iniziativa perché la legalità, ha detto, “non è un tema qualunque, e senza la legalità è difficile parlare del lavoro, della sua tutela e difesa”.
“La nostra campagna per la legalità cade in una situazione nuova del paese – ha proseguito il segretario geneale della Cgil –. Si è cominciata ad affermare l'idea che l'Italia si divida anche tra contribuenti ed evasori. Una consapevolezza positiva, che ci dice come sia finita l'era della difesa degli evasori, difesa che vedeva in prima fila il presidente del consiglio. Pagare le tasse non è solo un dovere ma un normale impegno di cittadinanza, e l'evasione è il primo canale che poi autorizza le forme di illegalità e contribuisce alla forza economica della criminalità organizzata, con una presenza diffusa nei settori produttivi e non solo nelle attività appunto criminali.
“La Lombardia è una regione in cui si esercita il voto di scambio – ha proseguito Camusso –. Una delle conseguenze di quanto sta avvenendo nelle Regione è la convinzione che ormai la politica sia alla deriva e che sia necessario azzerare tutte le risorse ad essa destinate. Apparentemente è una scelta possibile, peccato che si alimenterebbe, un minuto dopo, il circuito delle illegalità perché non si può fare poltica senza risorse”.
“Cosa può fare allora un sindacato oltre a essere esplicito sul fatto che il tema dell'evasione rimane fondamentale e che la corruzione è un tema centrale cui il governo ha dato una risposta assolutamente al di sotto delle esigenze? Forse bisogna ricordare gli effetti della divisione tra chi rispetta e chi non rispetta l'equilibrio tra diritti e doveri.
“E forse – ha detto ancora il segretario generale della Cgil – dobbiamo pensare al lavoro come a qualcosa di più complicato di quello che si esercita nei luoghi tradizionali. La vera sfida è creare lavoro, e con questa politica economica si fa esattamente l'opposto, perché una politica che non tiene conto della domanda non crea lavoro”.
“Dov'è il confine di legalità per declinare il diritto al lavoro?” si è chiesta Camusso. La parola lavoro va insieme alla parola legalità perché senza la legalità la nostra idea di lavoro non si afferma. Dobbiamo ricominciare a declinare, quindi, le nuove frontiere del diritto. Per esempio le modalità di appalto sono nel nostro paese uno dei problemi che rendono più debole la difesa della legalità nel lavoro”. Chiunque faccia sindacato nei territori si imbatte nel tema degli appalti, “e gli appalti al ribasso sono stati il canale dell'irregolarità e dell’illegalità nel lavoro”.
E ancora: “L’iniziativa Cgil sui beni confiscati va nella direzione di non disperdere il lavoro ma di renderlo trasparente perché la gente non pensi che mentre la mafia ti dà lavoro lo Stato te lo toglie. Se lo Stato confisca il bene, quel bene deve dare lavoro legale e trasparente".
“Questo governo, che pure si è distinto su altri terreni dal governo precedente, non ha dato risposte adeguate – ha continuato Camusso –. Ma se si dice che bisogna tagliare nella pubblica amministrazione, non si può non partire dalle retribuzioni dei grandi dirigenti e dal cumulo degli incarichi. La legalità porta con sé un forte valore etico anche per la politica, e si devono tagliare i comportamenti per sostituirli però con altri; il messaggio che deve arrivare alle persobne è che staranno meglio e con più giustizia ed equità”.
“Quella per la legalità è una battaglia etica che chiede di schierarsi, di non far finta di nulla, di mobilitarsi. Se si fa la spending review con i tagli lineari sulle risorse destinate alla sicurezza e alla lotta delle forze dell'ordine contro la criminalità, si fa un'operazione opposta a quella della difesa e dell'affermazione della legalità”.
“Sicurezza sul lavoro e lotta alla precarietà sono le premesse per un lavoro legale. L’attuale legge di stabilità determina un salto di qualità nell'atteggiamento del governo: fa la sua comparsa un cinismo nei confronti della povertà che non ha precenti nella nostra storia. L'idea che se sei povero è colpa tua è decidere che circa 10 milioni di persone ricevono dal governo il classico calcio in faccia”. “Il messaggio è che al governo la parte del paese che lavora e fa fatica a vivere dignitosamente non interessa, ed è il versante su cui ci si accanisce di più. Questo conferma che il lavoro non è mai al centro delle politiche e che si attende solo che il mercato rimetta in movimento l’economia del paese. Senza politiche di intervento pubblico invece non si riapre il cantiere di questo paese, e le regole devono essere di trasparenza e di legalità. Da qualunque versante la si prenda, dunque, il tema della legalità continua a essere quello centrale”.
Ha chiuso il suo intervento, Susanna Camusso, con un richiamo alla manifestazione di domani in piazza San Giovanni e alle priorità della Cgil. “Vogliamo far vedere il volto delle tante crisi nei territori italiani – ha detto –, nelle tante aziende e nei tanti posti di lavoro; il volto di quel mondo infinito che non ha voce e soprattutto risposte in questo paese. C'è il timore che le risposte possano essere sempre più disperanti, ma quel mondo lì è la parte migliore del paese: coloro che vorrebbero ancora lavorare e dare il proprio contributo. Noi dobbiamo impedire che la rassegnazione diventi il tratto fondamentale del mondo del lavoro. Per fare in modo che i giovani possano sperare di avere un futuro bisogna cominciare ad agire adesso”.
Camusso: senza legalità né lavoro né diritti
Sicurezza sul lavoro e lotta alla precarietà premesse di legalità. I primi frutti della campagna della Cgil, la consapevolezza ormai diffusa che il paese ha, tra le sue divisioni, quella tra chi paga le tasse e chi evade. La manifestazione del 20 a Roma
19 ottobre 2012 • 00:00