A “Cantiere Mezzogiorno” - l’iniziativa Filctem in corso oggi a Bari - è intervenuto, a conclusione dei lavori, il segretario generale Cgil, Susanna Camusso. “Il cantiere è quell’idea di non limitarsi a una fotografia, ma d'immaginare i percorsi da fare, perché il divario e la diseguaglianza non continui ad accentuarsi. Allo stato attuale, il nostro non è un Paese unitario. La proposta 'Laboratorio Sud', il piano Cgil per il Sud, è simile a 'Cantiere Mezzogiorno'. Partiamo dai processi di istruzione e formazione, che in Italia rimangono qualcosa di separato dal contesto di sviluppo e innovazione. Una politica imperante di questo governo è quella di dare sostegni e incentivi a chi è già conosciuto, il resto può pure precipitare. Si investe solo su quello che è consolidato. Ad esempio, esistono solo due Politecnici, quelli di Milano e Torino, tutte le altre università non contano. Il progetto dell'esecutivo 'Industria 4.0' passa solo su alcuni istituti e centri di ricerca, non sull’insieme delle strutture".

"Un Paese che perde i giovani, come l’Italia, è un paese senza prospettive – ha continuato la leader Cgil –; se ne vanno soprattutto i giovani del Mezzogiorno, perché non hanno alcuna prospettiva. La legge sulla 'Buona scuola' e l'avvio dell’anno scolastico vanno di pari passo, cioè male. Qual è il tasso d’istruzione di cui abbiamo bisogno? E l’alternanza scuola- lavoro funziona? Il tempo dell’istruzione e della qualificazione professionale non può essere lo stesso di 40 anni fa, come accade da noi. Tutto il Paese ha bisogno di fare un salto nell’innovazione, e una delle componenti essenziali è che si alzi il tasso d’istruzione a livello nazionale. Il livello di scuola dell’obbligo continua ad essere troppo basso. In tutta Europa gli accordi fatti con le aziende si fanno sulla prosecuzione di un percorso formativo. E da noi quegli accordi si fanno con aziende tedesche, non italiane. Stesso discorso sul tasso di assunzione dei laureati, dove il sistema delle imprese non brilla su questo".

"Secondo elemento che caratterizza il cantiere – ha proseguito la dirigente sindacale – è che se si vuole ridurre il divario Nord-Sud, bisogna parlare di industria anche nel Mezzogiorno. L'ossatura economica del Paese è manifatturiera e di trasformazione industriale. Secondo me, il tema del futuro non è contrapporre due diritti fomdamentali, come la salute e il lavoro in un territorio. Tale consapevolezza deve diventare politica preventiva. Così come lo è cosa è proritario tra le scelte di investimento. Bisogna fare investimenti sui temi dell’ambiente e della salute, che però non siano distaccati dalla produzione industriale. Per noi, lo sviluppo industriale rimane prioritario, che non vuole dire incentivazione a pioggia, come hanno fatto gli ultimi governi: è un modello che non ha funzionato. Anche perchè non c’è proporzione tra le risorse date alle imprese sotto forma di incentivi e quanto investono poi le imprese stesse. Di fatto, non ci sono più investimenti privati, e allora ci chiediamo: il governo come si deve comportare? Quali sono a quel punto i vincoli e le priorità del Paese? La decontribuzione, così come è stata fatta, non ha determinato uno sviluppo degli investimenti, con ricadute sull’occupazione. Il sistema è solo una politica di convenienza sui costi. Assistiamo a una frantumazione del sistema produttivo, nè è ripartita la domanda. Possiamo continuare ad alimentare l’offerta, ma se non riparte la domanda c’è poco da fare. Il cantiere Filctem è connesso anche a un piano straordinario dell’occupazione, messo a punto dalla Cgil, perchè c'è un nesso virtuoso fra occupazione e ripartenza della domanda".

"Il Paese deve interrogarsi, vedi il tema del made in Italy, che non è solo moda, su nuove scelte strategiche – ha sottolineato ancora Camusso –: dobbiamo produrre nuove cose, al di là degli incentivi del governo, così come dobbiamo investire su nuovi asset. Senza tralasciare la chimica, un tessuto industriale che ancora bisogno delle sue basi industriali. Non siamo ancora del tutto virtuali - vedi la Germania -, che ha i piedi bene per terra. Cambiare il modello di produzione va bene, ma non si può prescindere dai settori base. Ma come s'interviene sulle infrastrutture materiali e immateriali? Le energie alternative vanno bene, ma c’è bisogno di un processo di transizione, che si chiama gas. Di media, in Italia siamo in ritardo sugli investimenti anche in quel campo.Si è parlato di riorganizzazione dei siti e di politiche sulle produzioni di fonti rinnovabili, che però sono in parte fallite nel nostro Paese, soprattutto sul piano occupazionale".

"Di recente, dopo il terremoto, il governo ci ha convocato su 'Casa Italia', un piano di messa in sicurezza del Paese – ha rilevato inoltre la sindacalista –. Se si vuole investire su questo, lì non c’è solo tanta innovazione, ma anche tante integrazioni con settori tradizionali, come le costruzioni. Pensiamo al risparmio energetico, alle tecniche di costruzione alternative, ma passa su quel versante anche un grande pezzo dell’industria chimica, per quanto riguarda la ricerca di nuovi materiali. Il problema è che il Paese deve indicare il suo progetto e quali sono i suoi orizzonti, e gli incentivi vanno distribuiti sulla base di questo, non a pioggia. L'anno scorso il governo propose un piano per il Mezzogiorno: noi dicemmo di non fare come in passato, con ogni territorio che va per conto suo. L'obiettivo deve essere la creazione di un piano per ridurre la diseguaglianze tra Nord e Sud, non singole trattative fra governo e amministratori locali, come di fatto è accaduto in passato, dove si è andati avanti con fondi straordinari, ma si è sistematicamente tagliata la spesa ordinaria, sopratttutto sul fronte delle politiche sociali e del welfare".

"Il Mezzogiorno non è tutto uguale, ma non ha infrastrutture fondamentali – ha concluso la numero uno Cgil –: è una somma di regioni, distaccate dal resto del Paese. La dimostrazione? Prendete la rete dei trasporti, dove l’Alta velocità ferroviaria nel Meridione non esiste. E anche il livello del servizio aereo tra Sud e resto del Paese si è ridotto nel corso degli ultimi anni, vedi Bari, Sardegna, per non parlare della Calabria. Questo vuol dire che quella parte del Paese non è collegata neanche con l’Europa. E non c’è stata una compensazione a livello di Mediterraneo, vedi la politica del sistema portuale nazionale, del tutto inadeguata. C’è un tema, la qualità della direzione politica nel Sud. Qual è l’obiettivo? Non ci sono infrastrutture materiali e immateriali. Non c’è una rete sociale nè una politica di welfare adeguata. Ed è questo che fa la qualità della vita. O il divario Nord-Sud viene recuperato, o il Paese non ha possibilità di crescita omogenea, e, per dirla, con le parole del presidente Ciampi - oggi scomparso -, non ha una prospettiva a livello di nazione. Il modo più serio per indicare a un Paese dove si va, è indicare cosa vuole innovare, quali sono i suoi orizzonti, come noi abbiamo indicato a suo tempo nel nostro Piano del lavoro. Occorre un progetto d'identità collettiva del Paese, che si fonda su due cose: la responsabilità sociale delle imprese e un disegno della politica sulle scelte da fare. Nel frattempo, bisogna agire, con la contrattazione aziendale e territoriale: ma scambiare salario di produttivitià con la defiscalizzazione non va bene, perchè se non ripartono gli investimenti la produttività continuerà a crescere di uno zero virgola. Mancano due cose fondamentali, investimenti e qualità dell’innovazione. E se si vuole davvero cambiare, ci vuole una grande idea complessiva sul Mezzogiorno”.