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“Noi non smobilitiamo. Il risultato straordinario non è solo il decreto che abolisce voucher e appalti. È anche avere riportato il Paese a discutere di lavoro. Perché se si continua a dequalificare e a precarizzare, non c'è un futuro davanti a noi”. A dirlo è il segretario generale della Cgil Susanna Camusso intervenendo all'iniziativa organizzata al Teatro Lirico di Cagliari. In questi giorni il sindacato punta alla trasformazione in legge del decreto, poi sarà il turno della Carta dei diritti, ma anche della contrattazione e delle pensioni (“resta aperta la vertenza previdenziale”). Con la parola d'ordine che “il lavoro di qualità va messo al centro, è questo il nostro assillo quotidiano”. Non cambia segno, invece, l'operato del governo: “Dalle prime indiscrezioni sulla 'manovrina' e la legge di bilancio, siamo alla solite. Si parla di incentivi, decontribuzioni, erogazione di risorse senza un'idea precisa di investimenti che si traducano nell'immediato in un piano straordinario per l'occupazione giovanile”.
Siamo in Sardegna e qui i voucher “hanno prodotto ulteriore precariato e sostituito il lavoro buono”. Lo fa notare il segretario regionale della Cgil Michele Carrus. “Un voucher su tre è stato stato attivato per le attività ricettive legate al turismo; il 16 per cento nel commercio, un'ulteriore forma di flessibilità selvaggia nel mercato del lavoro. È davvero singolare – osserva – che oggi spuntino fuori tanti 'furbetti del mestierino' che reclamano la necessità dei voucher per evitare il lavoro nero. Chi dice questo, racconta bugie sapendo di mentire”.
Quello delle alternative è un tema caldo in questi giorni. “Togliamolo di mezzo – specifica Camusso –. Per le famiglie, nella Carta dei diritti c'è la nostra proposta agli articoli 80 e 81”. E in generale “bisogna abrogare dal linguaggio ordinario i 'lavoretti', perché nella realtà esiste solo il lavoro, che richiede una forma contrattuale e adeguate retribuzioni. C'è chi si agita per reintrodurre i voucher dopo la conversione del decreto, sarebbe una gigantesca mistificazione”.
Non va dimenticato l'altro referendum sugli appalti. “Reintrodurre la responsabilità in solido – rimarca il leader della Cgil – non è un onere improprio come qualcuno vorrebbe far credere. Agli imprenditori diciamo: come sono attenti alla qualità del lavoro che viene loro restituito, così devono essere responsabili di quello che forniscono. Non siamo più nella cappa di rassegnazione della grande crisi, per cambiare la condizione di milioni di persone serve un'orizzonte ideale. La Carta dei diritti è esattamente questo, è immaginarsi un futuro senza avere solo un'idea difensiva”.