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“Nel decreto sicurezza che è stato approvato ieri alla Camera ci sono due ferite gravissime per il paese, la prima sull'uguaglianza, la seconda sulla legalità. Questo governo usa il popolo contro il popolo, facendo scelte per i forti e contro i deboli, ma in questo paese i deboli sono tanti, sempre di più”. Lo ha detto Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil, nel suo intervento al congresso della Fp Cgil che si è aperto oggi, 28 novembre, a Perugia, parlando del decreto sicurezza approvato ieri dalla Camera, definito da Camusso come “una somma drammatica di errori”.
“Passiamo da essere un paese che sperimentava integrazione ed accoglienza, ad un paese che erige grandi muri col filo spinato – ha detto Camusso – muri immateriali, ma che nella sostanza impongono chiusura e negazione di diritti. Quel decreto sancisce che c'è differenza, anche nell'accesso alla giustizia, tra chi è nato qui e chi qui ci è arrivato”.
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Camusso ha poi proposto un parallelo tra la situazione dei migranti che arrivano in italia e quella dei 700 mila italiani che hanno lasciato il nostro paese: “Immaginate se quei ragazzi si trovassero nelle stesse condizioni che il decreto Salvini impone a chi arriva in Italia e cioè trattati come nemici per il semplice fatto di essere stranieri nei paesi in cui sono emigrati”.
Ma non è solo la questione immigrazione a produrre una “lesione grave alla democrazia”, secondo Camusso. “C'è un'altra parte del decreto che ci preoccupa sul versante della legalità – ha spiegato la segretaria – perché l'idea che per colpire le mafie alla radice sia necessario seguire i soldi, intaccare i patrimoni, viene meno, visto che i beni confiscati tornano contendibili: questo è il più grande regalo all'illegalità”, ha scandito le parole Camusso.
Infine, c'è un terzo elemento di preoccupazione, che non è contenuto nel decreto approvato ieri, ma che troverà spazio in un altro provvedimento di legge, quello sulla legittima difesa: “In realtà – ha detto la leader Cgil - quella che si vuole sdoganare è la giustizia fai da te, in nome di una legittima difesa che è solo teorica”.
“Ciò che abbiamo davanti è un quadro nuovo rispetto al passato – ha concluso Camusso – Ma anche chi pensa di poter negare la rappresentanza prima o poi si scontra con la capacità dei soggetti organizzati di reagire. E allora, quella che saremo chiamati a costruire è una mobilitazione forte, per le ragioni del lavoro e per il cambiamento”.