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"Caro direttore, la Cgil non ha condiviso, né partecipato alla protesta promossa dalla Cisl e altri sindacati di Pompei e che ha causato gravi disagi ai visitatori degli scavi archeologici, una figuraccia del nostro Paese nel mondo, un danno economico e di immagine, una condanna indistinta a tutto il sindacato". Inizia così la lettera che Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, ha inviato al Corriere del Mezzogiorno, che l'ha pubblicata nell'edizione di oggi (26 giugno) a proposito delle polemiche sulle agitazioni sindacali a Pompei.
"È convinzione della Cgil - scrive Camusso - che le forme di protesta nei servizi pubblici o in attività che coinvolgono i cittadini, anche se giuste e pienamente condivisibili, non debbano mai recare danno agli utenti dei servizi. E questo un punto fermo per un sindacato confederale come la Cgil che prima di altri si è data codici di autoregolamentazione degli scioperi, ha fortemente voluto una legge capace di far convivere due diritti costituzionali quali sono quello di sciopero dei lavoratori e quello di agibilità minima dei servizi pubblici anche durante le diverse forme di agitazione".
"Il sito archeologico di Pompei - prosegue il segretario della Cgil - non solo è la storia e la cultura del nostro Paese, una risorsa economica importante da valorizzare, ma è anche un malato grave lasciato colpevolmente nell'incuria e nell'abbandono. Sono anni che la Cgil chiede inascoltata ai governi locali e nazionali un piano di intervento, di risistemazione, di recupero, di piena utilizzazione delle tante professionalità ancora presenti e di valorizzazione di quei, tanti, lavoratori che con abnegazione e spesso andando oltre l'esercizio del proprio dovere, suppliscono alle carenze di uno Stato assente".
Secondo Camusso però, a Pompei "altri non hanno avuto questa stessa sensibilità e hanno agito in modo irresponsabile provocando gravi danni che ora si ripercuotono su tutti i lavoratori". "Non servono minacce o annunci roboanti a fini comunicativi da parte di membri del governo o di altre istituzioni - scrive ancora il segretario - Il ministro conosce la situazione, le cause scatenanti, le dinamiche interne, i responsabili. Come ama ripetere un noto esponente sindacale di primo piano 'bisogna distinguere tra sindacato e sindacato'".
"Pompei - prosegue Camusso - è per la Cgil un paradigma dello stato dei nostri beni culturali e del lavoro che intorno ad esso è possibile creare. Rappresenta un patrimonio immenso, un giacimento di conoscenze straordinarie, di possibile lavoro, di immagine spendibile all'estero. Da troppi anni tutto ciò è bloccato da normative confuse, dal 'rimpallo' delle responsabilità politiche, dall'ignavia di commissari straordinari, dalla mancanza di un serio confronto con quei lavoratori responsabili che tutti i giorni suppliscono alle tante, troppe carenze delle amministrazioni pubbliche".
Al governo, agli Enti Locali, la Cgil chiede dunque "di elaborare un piano organico e integrato di intervento. Di stanziare le necessarie e dovute risorse. Di attivare le tante risorse umane disponibili. Di avviare un grande piano di utilizzo di giovani, dello loro professionalità, delle loro energie per ridare a Pompei il rilievo che merita e per fare di questa esperienza un modello di intervento culturale, economico e occupazionale da replicare nel resto del Paese. Potrebbe e dovrebbe diventare un luogo di sperimentazione e di innovazione - afferma ancora Camusso - nelle forme di partecipazione e codecisione dei lavoratori. Questa sarebbe la vera sfida che un Governo innovatore dovrebbe lanciare al Paese coniugando responsabilità, autoregolamentazione e valorizzazione del lavoro".
Secondo Camusso, un simile intervento "potrebbe non solo ridare splendore ad un patrimonio unico e straordinario, ma lanciare un modello economico basato su quanto di meglio può fornire il nostro 'made in Italy': cultura, conoscenza, innovazione, bellezza, turismo. La Cgil ha questo progetto e su questa base è disponibile a discutere di tutto ciò che i lavoratori possono fare per agevolarlo mettendo anche in discussione l'organizzazione stessa del lavoro e superando le rigidità che si potrebbero incontrare. Ciò che ci chiediamo - conclude Camusso - è se il Governo Renzi è capace non solo di comunicare, ma anche di progettare e di realizzare".