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"L'idea della pubblica amministrazione nel governo Renzi è legata solo a tagli e risparmi. Invece il cambiamento vero sarebbe rovesciare questa idea: più lavoriamo, più rendiamo efficiente il sistema. Il lavoro è una crescita e non un costo, questa idea è anche alla base del Jobs Act". Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, nel suo intervento al seminario “Riprendere il cammino dello sviluppo si può: serve una vera Europa sociale e un'altra politica industriale”, a cura della Fiom, che si è svolto oggi (14 gennaio) a Roma.
"Oggi - ha proseguito il leader della Cgil -: le politiche europee ci schiacciano e non si vede soluzione, i problemi italiani sono affrontati solo in relazione al debito. Ma se non affrontiamo il problema del debito stesso, rischiamo che subito dopo ci sia un altro problema, quello dell'uscita dall'euro".
Sull'idea dello Stato, ha detto Camusso, "è il primo soggetto che deve avere visione innovatrice, farsi fautore del cambiamento. Per farlo occorre avere un'idea di innovazione. La nostra crisi non parte nel 2008, è una crisi ventennale. Poi bisogna affrontare anche un altro grande tema, quello delle diseguaglianze prodotte dalla crisi".
Il cambiamento, però, "finora l'abbiamo visto solo nelle condizioni dei lavoratori, che ne sono usciti penalizzati. Il Jobs Act non risolve i problemi, anzi li aggrava". Inoltre - a suo avviso - "bisogna puntare sulla ricerca pura, non solo su quella industriale: per farlo bisogna avere una capacità vera di innovare. Come affrontare le diseguaglianze? Pensiamo al problema dell'Ilva: da anni diciamo che serviva un intervento pubblico, ora il governo con molto ritardo sembra averlo capito"
Susanna Camusso ha poi aggiunto: "Serve un nuovo modello di sviluppo che sia compatibile con l'ambiente e il territorio. Il cambiamento va applicato anche a caratteristiche peculiari nostre, del sistema Italia, come l'invecchiamento della popolazione a cui non si accompagnano adeguati servizi alla persona. Così non si va verso innovazione e cambiamento, ma verso il regresso".
Anche il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, si è soffermato sul concetto di cambiamento: "Si parla di cambiamento, ma a sproposito. Sul lavoro è in atto un peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, con l'attuale governo Renzi: dietro alla parola 'cambiamento' in realtà c'è una fortissima centralizzazione dell'impresa, senza alcuna idea di giustizia sociale e senza contraltare. Senza che il sindacato giochi il suo ruolo".
"Il livello della crisi è tale che bisogna mettere insieme una serie di azioni e competenze - ha aggiunto -. Occorre analizzare in modo critico la situazione e produrre un cambiamento sui temi di lavoro. La crisi non nasce in questi anni, ma viene da lontano: va ripensata la politica industriale e l'intervento pubblico nel nostro paese.".
"E' vero che il 2015 sarà peggio del 2011: non ci aspettiamo un miglioramento. Le scelte del governo Renzi non sono altro che le indicazioni che erano elencate nella lettera della Bce inviata nel 2011. Renzi, insomma, ha completato tutte le indicazioni che non era riusciti a realizzare i governi Monti e Letta. In particolare sulla cancellazione dei diritti dei lavoratori".
Landini ha continuato: "Non solo il governo non si confronta col sindacato, ma siamo di fronte a un governo che non è stato eletto da nessuno. Se andassimo oggi a votare, il suo livello di consenso sarebbe molto più bassi di ciò che appare dalle statistiche". Il segretario della Fiom ha poi parlato di alcune vertenze: "Electrolux l'abbiamo salvata ricorrendo ai contratti di solidarietà. E il governo ha abbassato il salario nei contratti di solidarietà, come segno di una politica schizofrenica. Alla Ast di Terni abbiamo fatto scioperi ad oltranza, perché nella proposta che ci hanno fatto c'era licenziare e abbassare i salari. Inoltre la Fiat non c'è più in Italia, c'è solo la Fca che ha la sua sede in un altro paese. Le 1.500 assunzioni a Melfi sono una buona notizia, ovviamente, ma ricordiamoci che sono stati persi 5.500 posti di lavoro dal 2008 a oggi in tutti gli stabilimenti italiani". Per Landini dunque "bisogna realizzare un profondo cambiamento del nostro modello sociale".