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È di sicuro dignità la parola chiave del presidio organizzato oggi (22 luglio) da Cgil Cisl e Uil in piazza Montecitorio, a Roma, per chiedere al governo una cosa semplice quanto urgente: rifinanziare subito gli ammortizzatori in deroga, cioè la copertura temporanea assicurata dallo Stato, una sorta di 'ombrello' pensato per proteggere chi fosse rimasto senza reddito nell'attesa di trovare un nuovo lavoro. Dignità, si diceva, perché senza un euro in tasca "si fa fatica a mettere insieme il pranzo con la cena e questa attesa dei soldi che ci spettano non è degna di un paese civile", racconta uno dei lavoratori sul palchetto sistemato davanti alla Camera. Ad alcuni è sembrato un déjà-vu. L'anno scorso di questi tempi le tre confederazioni chiedevano la stessa cosa. Poi è arrivato uno stanziamento - una parte del 2013 è stata finalmente finanziata - tuttavia il 2014 è completamente scoperto e tanto basta a spingere i sindacati di nuovo in piazza. Questa mattina sono giunte nella Capitale le delegazioni del Nord, giovedì prossimo - stesso luogo, stessa ora - toccherà alle regioni del Centro e del Sud.
"Bisogna dedicare tutte le risorse e tutte le energie a creare posti di lavoro", sintetizza il segretario Cgil, Susanna Camusso. La discussione sulle riforme istituzionali che si svolge nel palazzo alle sue spalle, nella Camera dei deputati, è quasi stonata perché di certo, in questa emergenza, non creerà nuova occupazione. "Al governo - aggiunge il leader di Corso d'Italia - chiediamo di cambiare il passo sui temi del lavoro, di trovare le risorse per finanziare gli ammortizzatori in deroga a partire dalla mobilità e dalla cassa integrazione, di finanziare il 2013 e di preparare i finanziamenti per il 2014, di non restringere i criteri perché non possiamo immaginare chiusure di imprese e licenziamenti come prospettiva".
"Ma insieme - prosegue - gli diciamo anche che bisogna agire per diminuire la disoccupazione e creare lavoro e che il finanziamento dei contratti di solidarietà, dei contratti di solidarietà espansivi e l'intervento sulla legge Fornero sono essenziali per immaginare che i numeri non continuino ad aumentare da 3 milioni in su, ma si cominci ad invertire la tendenza". Insomma, o si mette in agenda come priorità il tema della disoccupazione, oppure è inutile ogni ragionamento sulla crescita. "Sinora hanno sbagliato la ricetta - conclude - e oggi, non a caso, non c'è piano industriale che non metta in campo la riduzione dei posti di lavoro. Senza dimenticare il grande tema della riforma Fornero sulle pensioni che va cambiata, ormai nemmeno più il governo è in grado di difenderla"
"L'emorragia di posti di lavoro non si ferma perché nessuno si occupa più di economia: legge elettorale, riforma costituzionale... come se il Paese potesse riprendersi da solo". Così dal palco il leader Cisl, Raffaele Bonanni. "Non ci si occupa di economia e si dice che vogliamo sprecare i soldi per la cig in deroga. Ma di che cosa dovrebbe vivere un lavoratore?", si chiede ancora, ribadendo come, al contrario "la politica, dalla mattina alla sera discute solo di legge elettorale. E con tutta l'attenzione che si può avere per il sistema politico". Del resto i dati parlano chiaro: "Oltre un milione di posti persi dall'inizio della crisi e dal governo non c'è uno straccio di iniziativa sull'economia".
Medesimo appello dal segretario Uil, Luigi Angeletti: "Nel paese reale milioni di persone non possono più aspettare. Fino a quando il governo non avrà fatto la riforma degli ammortizzatori sociali, ha l'obbligo di coprire finanziariamente la cassa in deroga per tutto il 2014. Non ci sono altre chiacchiere da fare: deve trovare i soldi". Le priorità a breve termine per i sindacati, ricorda Angeletti, sono la il fisco e la previdenza, "temi molto più urgenti per tenere in vita il paese rispetto alle varie riforme istituzionali" e sui quali le tre confederazioni hanno trovato terreno comune di battaglia. Come del resto una battaglia comune è questa per la cig in deroga: "Un governo che toglie l'ombrello della copertura non rispetta i patti, è inaffidabile", conclude Angeletti. Alla fine inizia a piovere sul serio, il comizio s'interrompe sull'ultimo intervento (quello di Camusso), si aprono gli ombrelli veri. E i manifestanti se ne vanno a casa, zuppi, tra le labbra la classica "Piove, governo ladro". (mm)