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“Siamo quelli che due anni fa hanno deciso di provarci, di affrontare un lungo viaggio per sconfiggere una cappa rassegnata al declino che avvolgeva il lavoro. Per combattere la paura di perdere posti di lavoro che costringe ad accettare tutto. Allora ci siamo detti che bisognava provare a uscire da quel tunnel. E oggi possiamo dire che avevamo ragione. Si poteva e si può scuotere il paese, riportando il lavoro di qualità nell'agenda politica del paese”. Con queste parole, il segretario generale della Cgil Susanna Camusso ha concluso l'Attivo dei quadri e dei delegati del sindacato di Corso d'Italia, oggi 8 aprile. Camusso ha però rilanciato la sfida della Cgil per i diritti, annunciando per il 6 maggio prossimo una grande manifestazione a Roma, in periferia.
“Con la scelta dei referendum e della Carta dei diritti - ha continuato il segretario Cgil - abbiamo deciso di uscire dal recinto del noto per continuare a parlare con tutto ciò che magari non conosciamo, ma che vogliamo rappresentare. Abbiamo quindi deciso di alzare la testa e abbiamo scoperto che si poteva collegare la nostra iniziativa di difesa del lavoro con un dibattito che andasse oltre. L'agenda politica, così, è diventata diversa. In questi due anni, insomma, abbiamo capito che tenendo la nostra barra dritta si può condizionare la politica e non esserne condizionati”.
Tutto ciò va difeso e non dimenticato, secondo Camusso, che ha sottolineato come il suo sindacato non abbia paura del voto: “Non solo perché crediamo nella democrazia, ma anche perché crediamo nel lungo lavoro che abbiamo costruito con milioni di persone. Non stiamo ricattando nessuno, quei milioni di firme non sono un ricatto a qualcuno, sono il sale della democrazia. Perché noi siamo cittadini anche nei luoghi di lavoro”.
Parlando del decreto legge per l'abolizione dei voucher e la responsabilità solidale negli appalti, poi, ha affermato che la Cgil ha “accolto con favore la scelta del governo e il voto della Camera”, ma sa bene che “ci vuole una legge, e bisogna prima passare per il Senato”. Pure allora, però, il sindacato non smobiliterà: “Non ci fermeremo fino a quando non avremo conquistato la Carta dei diritti”. “Era il nostro obiettivo - ha ricordato - e continua a esserlo oggi. Su quello abbiamo chiamato in causa milioni di persone, ne abbiamo discusso in tutta Italia e lo abbiamo fatto per una proposta di cambiamento”.
La Carta resta dunque l'obiettivo. “Perché vuole riunificare i mondo del lavoro, e permetterà di riannodare i fili di un'identità comune. È questa la nostra più grande soddisfazione”. Così come un obiettivo resta la battaglia contro i licenziamenti collettivi, dato che “cancellare i voucher e reintrodurre la responsabilità negli appalti è importante, ma dobbiamo conquistare anche le tutele che erano presenti nell'articolo 18. Non lo dimentichiamo”. La Cgil, poi, non dimentica che “sugli appalti c'è ancora tanto da migliorare”, e che “cancellare i voucher non vuol dire eliminare del tutto la precarietà”. Per questo “la battaglia non è finita”.
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L'azione del sindacato di Corso d'Italia, però, passerà anche per un maggior forza nella contrattazione inclusiva, “iniziando a contrattare per coloro che non hanno diritti”, che è “l'utopia possibile della Carta”. Per fare tutto ciò, in ogni caso, serve un grande protagonismo collettivo, per “dare voce a tutti”. Poi ci sono le battaglie per gli ammortizzatori sociali, per il sistema pensionistico e previdenziale, per il rinnovo dei contratti scaduti. Tutti temi “che hanno bisogno di una mobilitazione unitaria”. Ma servono comunque investimenti, “a partire da un piano straordinario per l'occupazione giovanile”.
“Abbiamo voglia di festeggiare, ma non ci possiamo fermare – ha concluso Camusso, lanciando per il 6 maggio un grande manifestazione della Cgil in periferia, a Roma. “Saremo tutti insieme - ha detto - per dire che ci piacciono i risultati che abbiamo raggiunto, ma che si può e si deve continuare. Perché la sfida per i diritti rimane in campo”.