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"Sono stati messi in campo proposte e provvedimenti che abbiamo condiviso fin da subito, che consideriamo scelte importanti e necessarie, e altre che invece ci vedono stupiti e contrar". Con queste parole pronunciate in un'intervista rilasciata oggi, 17 marzo, a L'Unità, il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso sull'Unità, torna ad esprimere il suo giudizio articolato sulle misure decise e annunciate dal governo.
“E' legittimo avere opinioni differenti su proposte differenti, non c'è offesa per nessuno - premette Camusso - C'è troppo nervosismo in giro, come se lo schema fosse quello del solo schierarsi e non della normale dialettica democratica”.
Sulle scelte fiscali il giudizio rimane positivo, mentre sul decreto lavoro la critica è relativa al rischio di ulteriore precarizzazione dei rapporti di lavoro. “Nutriamo perplessità sulla legge delega – risponde Camusso alle domande dell'Unità – perché non ci è chiara la proposta sull'estensione degli ammortizzatori sociali e siamo contrari al decreto che regola apprendistato e contratti a termine perché non costruisce un percorso di maggiori tutele”.
In particolare sull'apprendistato, secondo il segretario Cgil, si riduce la fase formativa e si mina il principio della riconferma del lavoratore. Rispondendo dunque indirettamente al ministro del lavoro Giuliano Poletti che ieri su Repubblica ha rivendicato tutti i punti del decreto, la leader della Cgil spiega che “per i contratti a termine, lo schema è ancora quello della frammentazione, che può portare ad un aumento della precarietà e non induce a investire sul singolo lavoratore, né nel lavoro nel suo complesso”.
Dove lo vogliamo portare il lavoro? Si chiede il segretario generale della Cgil, “verso un'idea di stabilità, formazione, maggiori tutele, o verso la moltiplicazione di contratti e incertezze”. E visto che il ministro Poletti ha insistito sul fatto che le nuove misure non aumenteranno la precarietà, Susanna Camusso replica: “Insistere sull'eliminazione di vincoli è contraddittorio rispetto all'idea di investire sulle persone. Di questo testo non si capiscono le ragioni profonde e la logica, se non quelle di tendere ad una flessibilità infinita. Peraltro, per un governo nato all'insegna della velocità, tre anni sono un tempo lunghissimo. Anche togliere l'elemento della causalità dà davvero l'idea che il lavoratore sia un oggetto e non una persona”.
Lascia invece stupiti, secondo il segretario Cgil, la scomparsa del contratto unico a tutele crescenti: “Se ne è parlato – spiega Susanna Camusso – ma è chiaro che avrebbe senso se fosse sostitutivo e non aggiuntivo delle altre forme di precarietà”.
Infine, c'è l'altra nota dolente, quella dei pensionati esclusi dai benefici fiscali. "Manca un pezzo, i pensionati: sono milioni quelli che non arrivano a mille euro al mese", osserva Camusso.