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"Smettiamola di creare leggi. Una legge non crea lavoro, una legge può anche cancellare la speranza di lavoro". E' quanto ha detto Susanna Camusso , segretario della Cgil, dal Palco del Primo maggio, quest'anno celebrato dai sindacati confederali a Pordenone. "Le leggi non ci servono, ci serve la certezza che le politiche ci saranno", è il messaggio che ha voluto lanciare all'esecutivo dal palco di Piazza XX settembre. Serve "un governo a difesa dei lavoratori e del lavoro,un governo che dice che, senza lavoro, questo Paese corre un grandissimo rischio", "mette a rischio la democrazia".
“Non si pensi che si possa continuare, come è stato fatto in questi anni, con una politica che scarica i costi sui lavoratori e sui pensionati, che non ha creato posti di lavoro e che continua a impoverire il Paese", ha continuato. Per quanto riguarda la riforma della Pa annunciata dal presidente del consiglio Renzi, invece, al segretario di corso d'Italia "pare che siamo ancora ai titoli e agli annunci. L'abbiamo detto ben prima che lo dicesse il governo che era necessaria una riforma. Riteniamo che non si possa fare una riforma di una macchina com quella della Pa senza coinvolgere il lavoro e valorizzandolo. Bisogna tornare all'autonomia della P.a. bisogna tornare alle competenze e ai concorsi".
Prima di Camusso sul palco si erano alternati i segretari generali di Cisl e Uil. "Se Renzi ha seriamente voglia di occuparsi dei problemi, il sindacato è qui, disponibile", ma chiede "progetti chiari e trasparenti", ha detto il leader della Cisl, Raffaele Bonanni. Basta, avverte, con "un teatrino che fa il Paese sempre meno governabile e tra i meno democratici di Europa".
"Serve un governo che le cose le faccia", ha invece affermato il leader della Uil Luigi Angeletti. "Cambiare il Paese si deve e si può ma insieme ai cittadini italiani", quindi anche "ai sindacati". Serve per i milioni di persone che si iscrivono ai sindacati", "occorre non solo umiltà, ma vera conoscenza dei problemi di questo Paese", quindi dialogo con i cittadini, confronto: "Governare questo paese è necessario". La riforma della P.a? "Non si può fare una riforma contro i lavoratori."
Erano diecimila in piazza per chiedere di mettere il lavoro al centro delle politiche del Governo. In testa al corteo, con i lavoratori di Electrolux, l’azienda simbolo della crisi in Friuli Venezia Giulia, i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. Per ribadire da Pordenone, scelta come sede del Primo Maggio 2014, che il lavoro non si crea per legge, ma attraverso le politiche industriali, la lotta alle rendite e continuando con maggiore decisione sulla strada della riduzione del carico fiscale sui redditi di lavoratori e pensionati.
Sul palco sono saliti anche il sindaco di Pordenone Claudio Pedrotti, che ha aperto il comizio, la presidente della Regione Debora Serracchiani, i segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil Giuliana Pigozzo, Arturo Pellizzon e Roberto Zaami. Ma vertenze come quella di Electrolux, hanno ribadito i segretari generali, sono un monito anche per un’Europa che non può essere governata sulla base di trattati fatti ai tempi della crescita, ma con nuove scelte capaci di superare una crisi che colpisce tutto il continente. Un concetto, questo, sottolineato con forza anche da segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil, che hanno sottolineato il grande valore simbolico della scelta di celebrare a Pordenone la festa del lavoro.
"È un grande segnale di attenzione delle segreterie nazionali – ha dichiarato il segretario della Cgil Friuli Venezia Giulia Franco Belci – nei confronti di una regione investita in pieno dalla crisi, come testimoniano la vertenza Electrolux, quella della Ideal Standard, della Ferriera, della Detroit, dei due distretti della Sedia e del Mobile. Dieci anni dopo il Primo Maggio di Gorizia – ha aggiunto Belci – i nostri segretari generali tornano qui in regione anche per chiedere con forza un’Europa che non restringa ma allarghi il perimetro dei diritti".
"I diecimila scesi in piazza oggi qui a Pordenone – queste le parole del segretario regionale della Cisl Giovanni Fania – lanciano un segnale di speranza a un Paese che deve rilanciare il lavoro attraverso le politiche industriali. Un segnale che deve essere raccolto da chi ci governa a tutti i livelli, dal Governo fino alle istituzioni regionali e locali". "È importante – rimarca Giacinto Menis, leader della Uil Fvg – che le nostre confederazioni nazionali abbiano acceso un faro su questa crisi, che non mette in discussione soltanto il destino di un’azienda fondamentale per questo territorio, ma le linee di sviluppo di un Paese che non può prescindere dal suo manifatturiero, il secondo d’Europa, e quindi dalle politiche industriali. Questo a maggior ragione in un territorio come quello del Friuli Venezia Giulia, dove il 40% dei dipendenti privati è occupato nel manifatturiero".