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“Si sono spesi 6 miliardi per finanziare 40mila posti di lavoro aggiuntivi”. È un calcolo impietoso quello che ieri sera, nella trasmissione Porta a Porta, Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, ha presentato al ministro del Lavoro Giuliano Poletti nel corso di un confronto diretto tra i due sugli effetti del jobs act. In pratica, scremando il dato dalle trasformazioni di vecchi contratti di lavoro, ogni nuovo posto reale, secondo il calcolo di Camusso, è costato 150mila euro.
“Al netto del giudizio sull'aver reso legittimi i licenziamenti – ha osservato il segretario Cgil - il 75% dell'occupazione continua ad essere a tempo determinato. Dunque, il Paese ha speso grandissime risorse per incentivare l'occupazione ma senza mettere alcun vincolo, finanziando alla fine un turn-over che ci sarebbe stato comunque”.
La leader della Cgil ha sostenuto che il governo "continua ad elargire senza porre alcun vincolo" e il risultato è che le risorse messe a disposizione dallo Stato vanno ai profitti e non sono distribuite equamente. E alla replica di Poletti che ha sostenuto che ciò che va bene per le imprese va bene anche per i lavoratori, perché “senza profitti non ci sono investimenti”, Camusso ha ribattuto osservando che il governo “continua ad elargire senza porre alcun vincolo” e il risultato è che le risorse messe a disposizione dallo Stato vanno ai profitti e non sono distribuite equamente. Per Camusso non è giusto distribuire a pioggia, ma bisognerebbe porre attenzione alla politica industriale quanto alla giustizia sociale.
Altro fronte di frizione tra sindacato è governo è quello del (mancato) confronto. Il Governo, ha spiegato Camusso, “non ci parla, é preso dalla solitudine del ‘faccio tutto io, non ho bisogno di forma di rappresentanza'. Fa generose elargizioni alle imprese e poi si affida a loro. Non sono processi questi che generano occupazione".