Reggio Calabria – “Chi la cambia questa terra se non chi è libero?” Così, il segretario dello Spi Cgil di Reggio Calabria Salvatore Lacopo si è espresso di fronte ai 19 ragazzi che, provenienti da tutta Italia, stanno partecipando alla prima settimana del campo della legalità, anno 2012: un’iniziativa promossa da Cgil, Spi Cgil, Arci, Libera, in collaborazione con Associazione Pro Pentidattilo, la Cooperativa Terra del Sole, l’agenzia Borghi Solidali, che si terrà a Pentidattilo sino a sabato.

Un momento di incontro, i cui protagonisti sono stati loro: i giovani. Ragazzi che hanno spronato – con le loro domande - il segretario Lacopo ma anche la segretaria della Cgil di Reggio-Locri Mimma Pacifici a raccontarsi, a raccontare che cos’è la ‘ndrangheta e come agisce in Calabria e nel resto del mondo. Accanto a loro, altri esponenti del mondo sindacale e non: Lea Marziano (Spi Cgil Rc); Vladimiro Sacco (Spi Cgil Calabria con delega all’organizzazione); Giuseppe Febbretti (Spi Cgil Nazionale, settore legalità); Aldo Gara (giornalista di Liberaetà); Giuseppina Murdaca (Spi Cgil Rc-Lega di Locri); due “pensionati-volontari del campo”, compagni dello Spi di Piacenza.

Si è discusso di mafia, della “famosa zona grigia”, delle intimidazioni subite in passato e nel presente, delle manifestazioni antimafia promosse sul territorio. Ma anche di legalità, di creazione di una “coscienza civile”. Di cosa significa agire per la legalità. “A farlo – ha detto Lacopo, rivolgendosi ai ragazzi del campo – dovete essere, per primi, voi giovani. E noi dobbiamo continuare a farlo se vogliamo migliorare questa società. In tal senso, parlare con voi vuol dire contribuire a costruire questa coscienza, sapendo da che parte stare: erigere una barriera, una linea di demarcazione tra ciò che è legale e ciò che non lo è. Tra chi rispetta i diritti degli altri e le istituzioni e chi non lo fa”. Perché – ha aggiunto Mimma Pacifici – “dalla cultura del diritto passa quella della legalità. Non è vero che si può restare fuori da questa realtà.

Al di là delle tessere politiche o sindacali, si deve agire seguendo delle idee, dei principi”. Sulla stessa linea si è espresso Giuseppe Febbretti, spiegando ai ragazzi il valore ed il significato di questi campi che “si sono sviluppati in tutta Italia e rappresentano un simbolo: colpiscono il mafioso laddove gli interessa. I beni confiscati vengono così usati dai cittadini. E’ uno smacco per le famiglie mafiose, perché diventa un bene comune, della collettività, che crea lavoro. Lavoro legale”.

L’obiettivo dei campi è un progetto in itinere: creare coscienza civile, una rete di comunicazione in cui si parla di ‘ndrangheta, del lavoro delle cooperative sociali dove è racchiusa la possibilità di un futuro per le nuove generazioni. “Noi – ha concluso il segretario dello Spi Cgil reggino – siamo in debito con voi giovani. Vi consegniamo una società che cade a pezzi. Formare gli uomini di domani è un modo per utilizzare anche il meglio di chi, in passato, ha combattuto e lottato per sconfiggere < >. Questo, è un primo segnale che proviene dai campi. Il nostro lavoro continuerà anche dopo che sarete tornati nelle vostre città. Perché lì potrete non solo divulgare quanto appreso qui ma, soprattutto, imparare a riconoscere ciò che non è antimafia”.