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“Nel corso degli ultimi anni abbiamo dovuto affrontare importanti sfide nella nostra regione: le vicende interne, il commissariamento e le difficoltà organizzative si sono innestate sulla dura crisi. Il lavoro dignitoso, in sicurezza, qualificato, è l’unica risposta in grado di dare slancio alla nostra economia. Ma per farlo ha bisogno di investimenti strategici, pubblici e privati, in grado di sostenerne lo sviluppo. Va in tal senso anche il protocollo che con Cisl e Uil abbiamo firmato con Confindustria Campania. La Campania e con essa il Mezzogiorno, hanno bisogno, a partire dalla tragica situazione giovanile, di un piano per l’occupazione straordinario che utilizzi al meglio gli investimenti pubblici in modo di sollecitare anche forti investimenti privati garantendo legalità, diritti e dignità”. Così il segretario generale della Cgil Campania Giuseppe Spadaro ha aperto l’undicesimo congresso confederale. Le assemblee sono state quasi 1.500 e hanno visto la partecipazione di oltre 103 mila iscritti. Il documento con prima firmataria Susanna Camusso ha ottenuto il 98,09%; l’altro documento con prima firmataria Ileana Cuomo ha avuto l'1,91%.
Il quadro disegnato da Spadaro parte dall’ultimo bollettino sul Mezzogiorno realizzato da Srm (Studi e Ricerche per il Mezzogiorno). A fine 2017 in Campania erano attive 484 mila imprese, più di un terzo di quelle del Mezzogiorno. Quasi il 40% è impegnato nel commercio all’ingrosso o al dettaglio; solo il 12,6% in agricoltura, silvicoltura e pesca; il 12,2% nelle costruzioni; il 28,6% in altri settori; appena l’8,1% in attività manifatturiere. Secondo i dati dell’ultimo rapporto Svimez, la Campania ha conosciuto nell’ultimo triennio una crescita complessiva del 4,8%. Ma bisogna stare molto attenti – sempre secondo la Svimez – perché la ripresina sta rallentando e gli effetti si sentiranno maggiormente al Sud, dove ancora si devono recuperare 10 punti per tornare alla situazione pre-crisi del 2008. Resta alto infatti il numero dei disoccupati nella regione, oggi circa 443 mila.
Un passaggio della relazione è stato dedicato al progetto Zes che interessa i porti di Salerno, Castellamare di Stabia e Napoli, e gli interporti di Marcianise e Nola (quindi anche Caserta). Si sviluppa lungo 5.400 ettari, coinvolge 37 Comuni e dovrebbe produrre più di un miliardo di investimenti, 1,5 miliardi di export e circa 30 mila nuovi occupati. “Cosa è stato finora realizzato? Per adesso, giuste discussioni, soliti ritardi, enormi aspettative e poi 50 milioni stanziati e 250 milioni per eventuali crediti d'imposta. Comunque – osserva – era da tempo che non si parlava di Sud, e l'azione della Cgil, seppure ancora troppo intermittente, ha il suo merito. Abbiamo bisogno anche di un piano energetico che guardi all’efficientamento delle reti di distribuzione e allo sviluppo delle fonti alternative nel rispetto dei nostri territori”.
Non poteva mancare un riferimento al ciclo dei rifiuti che sembra non trovare alcuna soluzione. “I recenti roghi di Caserta e Acerra – osserva Spadaro – lo ripropongono con tutta la tragicità. Le ecoballe sono lungo la ferrovia e gli impianti di moderno smaltimento arricchiscono le imprese del nord e dell’Europa. Diminuisce persino la raccolta differenziata e il ritorno dell’esercito attesta la pericolosità della situazione”. Altri temi affrontati sono l’assenza dei trasporti pubblici; il rischio delocalizzazioni nei call center (che nella regione vedono impiegati circa 10 mila operatori); le infrastrutture da migliorare, ma anche una nuova politica abitativa pubblica: in Campania quasi una casa su cinque è vuota ci sono più di 400 mila abitazioni non occupate, ha ricordato il sindacalista.
Ci sono poi interi settori che rischiano la paralisi, per esempio la sanità, con 16mila operatori persi in questi anni che debbono essere sostituiti. “Bisogna riconoscere che nonostante il persistente commissariamento, il presidente De Luca ha impresso un po' di nuova energia. Avevamo firmato un protocollo con Cisl e Uil, ci aspettavamo di più. I nostri confronti sui tavoli tematici concordati per affrontare i temi cruciali della sanità campana, non tanti a dire il vero, sono stati sicuramente cordiali, ma non troppo risolutivi”. Altra richiesta è quella di una legge per la non autosufficienza: “Ormai è indispensabile, dovrà essere una nostra priorità rivendicativa”. In termini generali, “’la nostra vocazione unitaria con Cgil e Uil non è in discussione, comunque vada non lo sarà. In Campania, pur nelle reciproche difficoltà, come si può evincere da questa relazione, abbiamo affrontato insieme tantissime vertenze, protocolli, accordi, arrabbiature e purtroppo poche mobilitazioni”.
“Al termine di questo congresso – conclude Spadaro – non sarò più il segretario generale della Cgil Campania. Già mi manca l’adrenalina per un impegno così difficile e prestigioso. Ringrazio chi sicuramente, in modo sincero, ha pensato che fosse ancora necessario il mio contributo, ma non si può essere ‘buoni per tutte le stagioni’, e qui la stagione politica e sindacale è cambiata per tutti, per chi lo vuole accettare ritenendolo giusto e per chi resiste. Ecco il punto di scommessa politica per chi avrà la massima responsabilità: alimentare e continuare nella costruzione e nella formazione di un gruppo dirigente, che pur essendo orgoglioso custode della nostra storia, sappia guardare al futuro con generosità, lealtà e competenza”.