Un taglio lineare dal dieci al venti per cento dei duecento lavoratori diritti e indiretti delle Camere di Commercio e delle società partecipate e controllate: è il riflesso di quanto prevede il testo di riordino del sistema camerale proposto dal ministro Madia e al vaglio del Consiglio dei ministri. Il testo preoccupa la Filcams Cgil Sarda che sottolinea come una prima fase di dismissione abbia già coinvolto alcune realtà del sistema camerale, ad esempio a Cagliari, il Laboratorio Chimico e Merceologico della Sardegna in liquidazione, con la cancellazione di dieci posti di lavoro qualificati, e il Centro estero Camere di Commercio, per il quale pochi giorni fa è stata decisa la stessa sorte.
“Chiediamo che le competenze non vadano disperse – ha detto la segretaria regionale Filcams Simona Fanzecco auspicando una ricollocazione, come per i lavoratori della Fiera al Centro Servizi. L’appello del sindacato va ai parlamentari sardi affinché intervengano sul testo di riordino: “Nella nostra regione assistiamo a una grave crisi occupazionale e per invertire la tendenza – ha detto Fanzecco – dovremmo investire sulle professionalità indispensabili a rafforzare il tessuto imprenditoriale per creare nuove opportunità di lavoro”. Perciò “sarebbe controproducente non ostacolare lo smantellamento dei soggetti che concorrono allo sviluppo sociale, economico e occupazionale”.
Il taglio lineare del personale diretto ed indiretto che opera nel sistema camerale sarebbe una contraddizione di quanto disposto nella legge delega, che parla di “mantenimento del dato occupazionale”. A ciò si aggiunge un altro problema, ovvero le disposizioni sul sistema di ricollocazione previsto nel disegno del decreto delega sulle società partecipate dalla Pubblica Amministrazione, che sono insoddisfacenti perché nel regime privatistico la mobilità si traduce con il licenziamento e il solo riconoscimento dell’indennità di Naspi.
Va tenuto in considerazione, tra l’altro, che le Aziende Speciali e le Unioni Camerali Regionali – che svolgono un ruolo comprimario alla funzionalità delle stesse Camere di Commercio - per la loro natura sociale e per frammentazione, non hanno possibilità di ricorrere agli ammortizzatori sociali conservativi dell’occupazione. Per queste ragioni, la Filcams avverte sin da ora che se non ci saranno segnali netti di modifiche sostanziali al testo, metterà in campo tutte le iniziative di lotta utili a salvaguardare il lavoro e i servizi pubblici di qualità del sistema camerale.