“Il lavoro è dignità”, “Noi non siamo di serie B”, “Scioperiamo per il nostro lavoro”: sono gli striscioni che le lavoratrici e i lavoratori dei call center K4Up e Overing di Terni hanno portato ieri, 9 marzo, sotto la prefettura, dopo 10 giorni di sciopero per chiedere il rispetto dei propri diritti, il pagamento degli stipendi e il riconoscimento della propria professionalità.

Dalla sede aziendale, presidiata costantemente dall’inizio della protesta, lavoratrici e lavoratori hanno raggiunto il palazzo del governo in corteo. “Vogliamo solo ricominciare a lavorare con i nostri diritti”, hanno gridato dai megafoni, mentre una delegazione, composta da lavoratori e sindacalisti di Filcams Cgil, Fisascat e Uiltucs, veniva ricevuta dal prefetto. “Abbiamo chiesto la convocazione di un confronto ufficiale, non solo con la proprietà, che continua a mantenere il silenzio e a non incontrarci, ma anche con i committenti, Eni e Telecom, per i quali i due call center lavorano”.

I sindacati hanno anche sottolineato al prefetto la particolare gravità della situazione che vivono le lavoratrici, stragrande maggioranza della forza lavoro dei due call center, le quali, a causa di un contenzioso tra azienda e Inps, non hanno diritto alla disoccupazione, né alla maternità.

Il prefetto, ascoltate le ragioni di lavoratrici e lavoratori, ha sottolineato come prima di tutto vada sanata la situazione dei contributi previdenziali, così come sia necessario stabilizzare quei contratti di lavoro precario che vanno avanti da anni, configurando situazioni che rientrano palesemente nel lavoro dipendente. Un nuovo incontro in prefettura, con la partecipazione della direzione territoriale del lavoro, dell’Inps, del sindaco di Terni e – si auspica – di proprietà e committenti, è stato fissato per giovedì 12 marzo alle ore 15.30.

Nel corso del presidio sotto la prefettura, alcuni rappresentanti delle Rsu di Tk-Ast hanno portato la loro solidarietà alla lotta delle lavoratrici K4up e Overing.