Settanta posti di lavoro bruciati in tre anni (da 120 a 50) e adesso l’annuncio di una drastica riduzione fina a soli 25: «è una storia di sfruttamento e continue violazioni del diritto sul lavoro – denuncia la Slc Cgil di Cagliari - quella del call center cagliaritano Dynamicall, che da quattro anni gestisce la commessa Enel Energia inbound. L’ultima prepotenza, la risoluzione del rapporto di lavoro per alcuni lavoratori a termine, prima della scadenza».

Secondo la ricostruzione del sindacato, «la storia inizia nel 2011 con l’acquisizione della commessa da parte delle aziende Ichnos e Nesos, già operative nel territorio cagliaritano da alcuni anni, anche con altre ragioni sociali. Dietro i piccoli imprenditori sardi però, c’è sempre stato il network nazionale Call 2 Net».

«Nel 2011 – prosegue la Cgil - i lavoratori erano oltre 120, ma l’accordo sottoscritto con i sindacati di categoria territoriali e nazionali, che prevedeva il mantenimento dell’80 per cento dei dipendenti Ichnos e Nesos, è stato violato. Già a dicembre 2012 la Slc Cgil di Cagliari ha intrapreso le cause legali per il mancato rispetto di quegli accordi. Lo scorso gennaio, con il passaggio alla Dynamicall (cambia il nome ma non il legame con lo stesso network Call 2 Net) la situazione peggiora, il call center impone solo contratti a termine e il sindacato si rivolge ancora una volta al giudice del lavoro per il riconoscimento del tempo indeterminato».

Secondo la Slc l’atteggiamento della Dynamicall non è purtroppo un’eccezione nel panorama dei call center, in Sardegna come nel resto d’Italia: «non si può ridurre la vicenda a una crisi aziendale, è un modello, un sistema che vorrebbe far saltare tutele e diritti in un settore che ha bisogno invece di più regole, più controlli. Non c’è stata nessuna dichiarazione di crisi in questi anni, l’organico è stato ridotto di oltre la metà». Secondo la Slc di Cagliari dietro il comportamento dei responsabili del call center di Cagliari c’è un imput del network nazionale Call 2 Net: «ci si chiede infatti se ci sia la volontà di delocalizzare l’attività, e conseguentemente reindirizzare i posti di lavoro abbandonando il cagliaritano. Un modo per sfruttare le agevolazioni contributive di una normativa che il sindacato giudica sbagliata, perché prevede che anche i call center che vengono spostati da una regione d’Italia all’altra possano comunque usufruire di sgravi contributivi».

Anche le norme sugli appalti sono oggetto di una vertenza nazionale che ha portato allo sciopero generale dei lavoratori dei call center lo scorso giugno e in queste settimane la commissione Lavoro della Camera sta valutando un testo di modifica. Da qui l’appello alle istituzioni sarde, alle quali il sindacato di categoria chiede di vigilare per salvaguardare i posti di lavoro, anche intervenendo sugli appalti con una legge regionale in un settore che impiega oltre 10 mila lavoratori in tutta l’isola.

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