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Stato di agitazione in tutta Italia del personale di polizia penitenziaria. Una campagna iniziata dalla Fp Cgil, che ha denunciato come in dieci anni, dal 2007 al 2017, il numero di agenti nelle carceri sia crollato di oltre 8.500 unità. Una flessione, spiega il sindacato, dovuta soprattutto allo spostamento di molti operatori dagli istituti agli uffici amministrativi, che ha portato il totale di poliziotti penitenziari a circa 33 mila. Un'emergenza che sta provocando una vasta mobilitazione, e che vede oggi (lunedì 5 giugno) a Roma un sit-in di protesta, a partire dalle ore 9 nei pressi del carcere di Regina Coeli.
"La situazione del personale presente nelle carceri è da tempo diventata insostenibile" spiega una nota della Fp Cgil di Roma e Lazio: "Nel Lazio è davvero intollerabile. A fronte di 3.800 unità di personale previste, operano 2.900 agenti, con una carenza di circa 900 unità. È evidente che tutto questo ricade sulle spalle degli agenti, costretti a turni massacranti che arrivano alle 16/18 ore, disagio cui si aggiunge l'impossibilità di poter fruire dei riposi e la messa in discussione della programmazione delle ferie. Non si può più andare avanti così".
Il paradosso, continua il sindacato, è che "l'amministrazione è d'accordo con noi. Dice che ci è vicina, che comprende le cose che denunciamo, che capisce, però non può fare nulla. Siamo all'assurdo: chi deve risolvere dice di non poter risolvere, chi deve assumersi le responsabilità dice di non avere responsabilità. L'amministrazione mente sapendo di mentire". Non è solo questione di carenza di organico: c'è ben altro. "C'è tutto un mondo - aggiunge la Fp Cgil Roma e Lazio - che non si vuole toccare, un mondo di distaccati, agenti distolti dalle loro funzioni negli istituti che non vedono ormai da anni un carcere, che svolgono un lavoro sicuramente importante ma che non è quello per cui sono stati assunti: l'agente di polizia penitenziaria, vigilando sui detenuti e garantendo, per tal verso, la sicurezza del Paese". In conclusione, il sindacato chiede al ministro della Giustizia Andrea Orlando di intervenire "come può e deve. Non se ne lavi le mani, spenda tutto il proprio peso politico per risolvere la questione".