Lo stipendio di maggio è arrivato più che dimezzato ma a colmare il buco in busta paga ci hanno pensato i colleghi: è il prosieguo della vicenda che ha coinvolto il sindacalista della Filt Cgil dipendente Arst Salvatore Urgias, sospeso per decreto regio e poi reinserito sul lavoro ma con il taglio di un terzo della busta paga. A sottolineare la sproporzione del provvedimento cautelativo imposto dall’Arst e poi ritirato ma senza annullare le conseguenze (paga ridottissima), sono gli stessi colleghi che, insieme ai sindacati, Filt Cgil ma pure altre sigle, hanno solidarizzato, anche con aiuti economici, perché di questi tempi, con scadenze mutui, bollette e tasse varie, un taglio così netto dello stipendio può davvero compromettere il bilancio di una famiglia.

“Quanto dimostrato da colleghi e sindacati – ha scritto Urgias in una lettera di ringraziamento – è un grande esempio di solidarietà che mi dà la forza di continuare a lottare per il bene comune”. La Filt Cgil di Cagliari continua però a rivendicare il saldo totale dello stipendio, perché una vertenza di questo tipo non può lasciare strascichi: “Occorre ripartire da zero – ha spiegato la segretaria generale di Cagliari Massimiliana Tocco –. Siamo disponibili infatti a un accordo su eventuali prassi che regolino quanto il Testo unico sulla sicurezza lascia aperto”.

Il riferimento è alla normativa sulle visite mediche, perché tutto ha origine dall’interessamento del sindacalista verso alcuni colleghi che, dopo regolare richiesta, per mesi non erano stati chiamati a una visita straordinaria utile eventualmente ad alleggerire il carico di lavoro per problemi temporanei di salute.

Resta comunque aperta la questione del Regio Decreto 148 del 1931, emanato da “Vittorio Emanuele III, per grazia di Dio e per volontà della nazione Re d’Italia”: un anacronismo nella normativa del settore che solo un intervento legislativo potrebbe sanare.