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UN PAESE NON PIU' "AD PERSONAM"!
Legittimi impedimenti? Prescrizioni brevi? Processi brevi (o "morti")? Bavagli sulle intercettazioni? Lodi (e lodini...)? Decreti interpretativi? Depenalizzazioni di reati finanziari? Proposte di reintroduzione di immunità parlamentari???
BASTA!
IL "REGICIDIO" SI E' COMPIUTO!
Dopo il clamoroso esito del referendum sul "legittimo impedimento" (con cui anche gran parte dell'elettorato del centrodestra ha pubblicamente sconfessato la politica giudiziaria del Premier) l'Italia si è riscoperta un paese "non più a disposizione" dei servigi del re: non più disponibile a ingerire "bocconi amari" (l'"ipergarantismo" e la tendenza a "farla franca" di certi politici...) spacciati come dosi di vitale garantismo!
Forse è finalmente arrivato il tempo per il nostro Paese di risvegliarsi dal "coma" di 17 anni di nevrotico e inconcludente "berlusconismo", per ricominciare a pensare ai problemi reali degli Italiani con la logica del "Noi" (e non più del "Capo", impudicamente presentato dai suoi uomini più fedeli come un "sovrano illuminato"!).
Il 12/13 giugno quasi 27 MILIONI DI ITALIANI, cittadini di sinistra esattamente come di destra, HANNO BOCCIATO SENZA APPELLO L'ENNESIMA LEGGINA "SALVA PREMIER", ideata nel 2010 dagli avvocati del Presidente per evitargli di comparire nelle udienze dei processi Mediaset e Mills (e già stravolta, a dir il vero, da una sentenza della Consulta -la n.23 del 2011- che ne ha dichiarato la parziale incostituzionalità, nella misura in cui rendeva automotico l'impedimento attestato da una semplice certificazione della Presidenza del Consiglio senza che i giudici ne potessero vagliare la reale sussistenza!).
Il messaggio politico più generale emerso dalle urne è di tutta evidenza.
GLI ELETTORI (quelli veri, non quelli "finti" dei sondaggi!) HANNO DETTO a chiare lettere:
1- NO ALLE LEGGI "AD PERSONAM" (O "NORME DEL PRIVILEGIO"), ad una politica "autoreferenziale" al servizio dei privilegi di pochi eletti piuttosto che dei problemi reali dei cittadini!
2- NO ALLO SVILIMENTO DEL PRINCIPIO PER CUI LA LEGGE E' "UGUALE PER TUTTI" (art. 3 della Costituzione), perpetrato per il tramite di provvedimenti legislativi miranti a minare proprio le fondamenta del principio di eguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge, introducendo inammissibili “zone franche” in favore della "Casta"!
3- e NO A PROGETTI DI RIFORMA DELLA GIUSTIZIA:
I- "PUNITIVI" NEI CONFRONTI DELLA MAGISTRATURA, un potere dello Stato la cui autonomia e indipendenza va salvaguardata a garanzia dello Stato di Diritto;
II- e UN “COLPO DI SPUGNA” ALLA LEGALITA', ostacolando il perseguimento dei reati dei cd. “colletti bianchi” (quelli finanziari e contro la Pubblica Amministrazione).
L'unica riforma della Giustizia che i cittadini attendono da troppo tempo invano, semmai, è quella volta a sburocratizzare e snellire il Sistema Giustizia, per render più semplice ed efficace sia il perseguimento dei reati che la celerità dei processi "di tutti", garandento il loro utile compimento (non la loro "prescrizione"!).
Un altro dato, poi, mi sembra tratto: UN PREMIER "delegittimato" dai cittadini, "sotto processo" permanente e IN APERTO CONFLITTO CON LA MAGISTRATURA NON APPARE più agli occhi degli Italiani come LA PERSONA PIU' GIUSTA e credibile PER METTER MANO AD UNA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA!
Del resto, il fatto che proprio il Cavaliere, dopo 17 anni di promesse, non sia stato capace di realizzare una sola riforma della Giustizia che non sia stata funzionale solo ai propri problemi giudiziari è la riprova migliore che il principale impedimento a qualsiasi seria riforma in materia è rappresentato proprio dal protagonismo politico di Silvio Berlusconi!
Il giorno in cui "l'uomo di Arcore" si farà da parte forse tutti gli Italiani potranno finalmente scrollarsi di dosso almeno le grane giudiziarie del Presidente e sarà possibile -chiunque governi questo Paese- ragionare in maniera serena, costruttiva e "de-ideologizzata" su come riformare la Giustizia...
Il giorno in cui la pagina di storia dell'uomo più potente dell'Italia contemporanea, Silvio Berlusconi, potrà dirsi definitivamente "chiusa", archiviata, appare a molti sempre più vicino (se non altro per non molto rinviabili "limiti d'età"...).
Quello sarà il momento migliore per trarre un bilancio complessivo del "ventennio" berlusconiano (l'ennesimo che la storia d'Italia ci lascerà in eredità...).
Quel che già appare di tutta evidenza, in ogni caso, è che sui libri di storia la figura del Cavaliere sarà presentata quale quella di un leader carismatico che è riuscito in un'impresa in cui molti altri grandi della storia hanno fallito: far convinta gran parte della propria gente che i problemi "personali" del Presidente meritassero un'attenzione prioritaria da parte della classe politica rispetto ai problemi reali dei cittadini!
Il “legittimo impedimento” appena abrogato, difatti, costituisce solo l'ultimo di una lunga serie di leggi "ad personam" varate dalla maggioranza facente capo a Silvio Berlusconi dal 1994 ad oggi.
Il giornalista Marco Travaglio lo scorso 12 marzo, dalle pagine de "Il Fatto Quotidiano", ha enunciato ben "37" provvedimenti ad personam (o, addirittura, "ad aziendam"!) di cui il Premier, una delle sue aziende o alcuni suoi stretti collaboratori si sono giovati personalmente!
Rimanendo al solo settore della giustizia, può essere qui utile ricordare qualche "antenato diretto" del legittimo impedimento:
1- Il decreto Biondi del 1994 (cd. "decreto salvaladri") vietò la custodia cautelare in carcere per i reati contro la Pubblica amministrazione e quelli finanziari (comprese la corruzione e la concussione).
Ciò mentre alcuni ufficiali della Guardia di Finanza confessavano di essere stati corrotti da quattro società del gruppo Fininvest e stavano per partire le prime richieste d'arresto per i manager del gruppo!
Effetto collaterale di questa operazione "salva amici", però, fu anche la scarcerazione immediata di ben 2.764 detenuti (dei quali 350 colletti bianchi coinvolti in Tangentopoli!).
Solo le proteste della Lega e di An costrinsero Berlusconi a fare un passo indietro, lasciando decadere il "decreto vergogna" in Parlamento...
2- La legge sulle rogatorie internazionali (n. 367/2001) limitò l'utilizzabilità delle prove acquisite attraverso una rogatoria (stabilendo l’inutilizzabilità di tutti gli atti trasmessi da giudici stranieri che non fossero in originale o autenticati, che fossero giunti via fax, via mail, brevi manu o in fotocopia o che presentassero qualsiasi "vizio di forma").
L'effetto atteso fu quello di cancellare le prove giunte dall’estero ai magistrati italiani della corruzione dei giudici romani da parte di Previti (i movimenti illeciti sui conti svizzeri effettuati da Cesare Previti e Renato Squillante, al centro del processo "Sme-Ariosto 1").
Fortunatamente, però, si scoprirà che la legge contraddiceva tutte le convenzioni internazionali ratificate dall’Italia e le prassi seguite da decenni in tutta Europa, così rimase disapplicata...
3- La legge sul falso in bilancio (n.61 del 2001) rese tremendamente più difficile il perseguimento del reato in questione (abbassando sia le pene previste che i tempi di prescrizione, rendendo il reato perseguibile solo a querela del socio o del creditore per le società non quotate, depenalizzando alcune fattispecie di reato e fissando amplissime soglie di "non punibilità").
Conseguenza immediata fu l'assoluzione di Berlusconi nei 5 processi che lo vedevano imputato, casualmente proprio in quanto mancava la querela dell’azionista o i falsi non superavano le soglie di non punibilità o il reato risultava estinto grazie alla nuova "prescrizione lampo"!
4- La mancata ratifica del trattato sul "mandato di cattura europeo" nel 2001 rese l'Italia l'unico fra i paesi dell’Unione a rifiutarne il recepimento, ma guarda caso solo relativamente ai reati finanziari e contro la Pubblica amministrazione (la norma verrà recepita soltanto nel 2004).
Sarà stato un caso che il Premier, proprio in quel periodo, temeva di essere arrestato dai giudici spagnoli nell'ambito dell’inchiesta "Telecinco"?!
5- La Legge Cirami sul "legittimo sospetto" (n.248 del 2002) introdusse nell'ordinamento italiano, quale causa di ricusazione e trasferimento del processo, il legittimo sospetto sull'imparzialità del giudice.
La norma, così, venne immediatamente invocata sistematicamente dagli avvocati di Berlusconi e Previti nei processi in corso (dei quali venne chiesto lo spostamento a Brescia in quanto il tribunale di Milano era accusato di essere viziato da un'inguaribile prevenzione contro di loro!).
La Cassazione, però, nel gennaio 2003 respinse la richiesta, giudicando il tribunale di Milano "sereno e imparziale"...
6- Il "lodo Schifani" (legge n.140 del 2003) fu il primo tentativo di risolvere le grane giudiziarie del Premier "a monte", rendendolo "immune" dai processi introducendo la sospensione "sine die" dei processi per le cinque più altre cariche dello Stato.
Stavolta sarà la Consulta, però, a vanificare i "cavilli legislativi" degli avvocati del Premier, dichiarando l'incostituzionalità della norma (con sentenza n. 13 del 2004)...
7- La legge "ex Cirielli" (n. 251 del 2005) introdusse una riduzione dei termini di prescrizione per gli incensurati e trasformò in arresti domiciliari la detenzione per gli ultrasettantenni.
L'effetto desiderato fu quello di evitare il carcere a Previti (anche Berlusconi, poi, stava per compiere 70 anni...) e di consentire l'estinzione per prescrizione dei reati di corruzione in atti giudiziari e falso in bilancio nei processi in corso ("Lodo Mondadori", "Lentini" e "Diritti tv Mediaset").
L'effetto collaterale della norma, purtroppo, fu quello di portare il numero dei reati prescritti ogni anno da 100 a "150 mila"!
8- La legge Pecorella (n. 46 del 2006) introdusse l'inappellabilità delle sentenze di proscioglimento di I grado da parte del pm.
La "ratio legis" era di chiara evidenza: salvato dalla prescrizione nel processo Sme in I grado solo grazie alle attenuanti generiche, Berlusconi temeva che in appello le stesse gli venissero revocate!
Quale modo migliore per evitare il rischio che impedire l'appello?!
Spetterà nuovamente alla Corte Costituzionale il compito di dichiararne la parziale incostituzionalità (con sentenza n.26 del 2007)...
9- Il lodo Alfano (legge n.124 del 2008), riproponendo sostanzialmente il vecchio lodo Schifani, ha previsto la sospensione "sine die" dei processi penali per le più alte cariche dello Stato.
Immediata conseguenza fu la sospensione dello svolgimento del processo Mills a carico del Premier proprio alla vigilia della sentenza!
Paradossalmente, così, i giudici poterono giudicare (e condannare in I grado come in appello) il corrotto, l'avvocato inglese Davis Mills, senza alcuna possibilità di giudicare il corruttore!
Per l'ennesima volta sarà la Consulta, con sentenza n.262 del 2009, a dichiarare l'illegittimità costituzionale della legge (e, con essa, l'"assoluta incapacità" degli avvocati-parlamentari del Premier di scrivere norme, oltre che "a misura d'imputato", anche "a misura di Costituzione"!).
10- Il decimo noto provvedimento "ad personam" del ventennio berlusconiano è stato, come detto, l'ormai abrogato "legittimo impedimento" (ex legge n.51 del 2010)...
Il resto è mera attualità parlamentare, ossia ripetuti tentativi posti in essere dalla maggioranza di "mettere in cantiere" ulteriori provvedimenti utili per "mettere una pezza" ai guai giudiziari del Premier:
1- il d.d.l. sul "bavaglio alle intercettazioni";
2- il d.d.l. sul cd. “processo breve”, che prevederebbe per l'imputato incensurato una durata massima del processo a suo carico di sei anni (ovviamente la norma si applicherebbe anche ai processi di primo grado in corso, quanto basta per consentire anche a Berlusconi di beneficiarne nei suoi processi!);
3- e il progetto di "lodo Alfano-bis" con legge costituzionale!
Possiamo dirci sicuri, allora, che questo "infinito conflitto" tra gli interessi personali del Cavaliere e quelli generali del Paese possa davvero dirsi qui concluso?!
Bocciata dai cittadini la politica delle "leggi ad personam", una sola strada resta percorribile per il Presidente del Consiglio: accettare "sommessamente", come qualsiasi altro comune cittadino, il giudizio della Magistratura...
In realtà, dovrebbe essere ovvio in un paese "normale", civile, che chiunque rivesta cariche pubbliche non invochi mai "impedimenti di sorta" a farsi processare...
L'unico "privilegio" di cui questi potrebbe godere, semmai, dovrebbe essere quello di fruire di una "corsia giudiziaria preferenziale" che gli consenta di essere giudicato più celermente di ogni altro cittadino!
Un privilegio che sarebbe opportuno prevedere:
- non tanto a tutela dell'imputato (di per sé uguale ad ogni altro cittadino...)
- quanto a tutela dell'interesse pubblico alla "trasparenza e legalità" (del diritto dell'opinione pubblica di sapere se chi la governa -e gestisce denaro pubblico- sia una persona onesta e rispettosa delle leggi, piuttosto che un emerito "delinquente" disposto a violare le regole e ad abusare della propria posizione per un mero tornaconto personale!).
Non sarebbe un "dovere" per ogni Presidente del Consiglio che si rispetti, allora, farsi giudicare ed assolvere al più presto da tutti i reati imputatigli?
Non sarebbe nell'interesse dello stesso Cavaliere, inoltre, provare inconfutabilmente la propria innocenza in tribunale, così da rassicurare gli Italiani del fatto di non essere stati governati per molti degli ultimi 17 anni da un corruttore, concussore e "favoreggiatore della prostituzione"?!
Ovviamente la precondizione per poter provare la propria innocenza dinanzi a qualsiasi tribunale è quella non solo di proclamarsi ma anche di "essere innocenti"!
Ad ogni modo, non ci sono più "Angelini o Ghedini che tengano": dopo l'ultimo responso referendario, l'unica certezza su cui potrà contare il Cavaliere sarà quella di non poter avere più la sicurezza di "farla franca"!
UN PRESIDENTE NON PIU' "CREDIBILE"!
Se adesso la "strada obbligata" per il Premier è quella di farsi processare senza più scorciatoie, la "strada maestra" che in qualsiasi altro paese si imporrebbe ad un Capo di Governo sarebbe anche quella delle "dimissioni", intese non come una ammissione di colpa bensì come un doveroso atto di "responsabilità" a tutela dell'"onorabilità" delle Istituzioni e della buona immagine internazionale del Paese!
Lo scenario a cui assistiamo inermi è quello di una perdita assoluta di "credibilità" del nostro Sistema Paese, ancor più pericolosa nel pieno di una grave crisi economica che ci espone ai facili attacchi delle speculazioni finanziarie!
Discredito al quale innegabilmente ha contribuito in maniera "decisiva" il nostro attuale Presidente del Consiglio, almeno agli occhi dell'establishment politico, finanziario e giornalistico mondiale!
Basta rileggere il trattamento riservato dalla stampa estera a Silvio Berlusconi negli ultimi anni per scoprire come il Cavaliere si sia reso un bersaglio tanto facile quanto obbligato della critica internazionale.
Questi, ad esempio, i giudizi più "lusinghieri" che nel 2001 i principali giornali esteri riservavano al nostro Presidente del Consiglio:
Liberation: “Berlusconi è pericoloso a causa dell’incredibile concentrazione economica e politica che provocherebbe il suo arrivo al potere e per la possibile messa in discussione dell’autonomia della Giustizia...
Affarista fino al midollo, silenzioso sulle origini della sua immensa fortuna, risparmiato una volta dalla giustizia in un caso di finanziamento politico soltanto per prescrizione ma sempre perseguito per falso in bilancio e corruzione di un magistrato, demagogo al punto di diffondere in milioni di esemplari una biografia agiografica della quale i coniugi Ceausescu non avrebbero rinnegato l’enfasi, preso dalla sua immagine fino a vietare ai suoi di utilizzarne un’altra sui manifesti elettorali, sospettato di oscure familiarità in Sicilia con la mafia…
No, decisamente Berlusconi non è un personaggio simpatico...”;
Le Monde: “L'elezione di Berlusconi a Primo Ministro sarebbe un giorno cupo per la democrazia italiana e per lo stato di diritto...
Ai problemi di trasparenza ed onestà si possono aggiungere il rischio per le libertà pubbliche di installare al potere un uomo che controlla quasi la metà dei mezzi d’informazione del Paese e che è in guerra aperta con la magistratura...”;
Los Angeles Times: “Il ritorno del Cavaliere ricorda il fallimento dell’Italia nel portare a termine la propria trasformazione politica dopo i massicci scandali che hanno scosso il Paese dieci anni fa...”;
Financial Times: “Ci sono, sulla idoneità a governare di Berlusconi, forti perplessità...
In caso di vittoria, Berlusconi controllerebbe la Rai oltre a Mediaset: questa concentrazione di potere sui media appartiene più al mondo del romanzo 1984 di George Orwell che a una moderna democrazia europea...”;
El Mundo: “L’impronta che Berlusconi ha lasciato in Spagna è coerente con la scia d’illegalità e corruzioni che è stata una costante nelle attività di Berlusconi e rappresenta un grave inconveniente per chi vuole diventare Primo Ministro italiano...”;
The Economist (dall'editoriale intitolato "Perché Berlusconi è inadatto a governare l'Italia", del 26 aprile 2001):“In ogni democrazia che si rispetti, sarebbe impensabile che l’uomo sul punto di essere eletto Primo Ministro sia stato di recente sotto inchiesta -tra le altre cose- per riciclaggio di denaro sporco, complicità in omicidio, legami con la mafia, evasione fiscale, corruzione di politici, giudici e Guardia di Finanza.
Ma il Paese è l’Italia e l’uomo è Silvio Berlusconi, quasi certamente il cittadino più ricco del Paese…
Il signor Berlusconi non è qualificato per guidare il Governo di qualsiasi Paese, men che mai di una delle più ricche democrazie del mondo...”.
Dieci anni sono trascorsi (durante i quali per ben otto il Cavaliere è stato a Capo del Governo).
Sarà forse cambiato, nel frattempo, il giudizio della stampa straniera?
A leggere i titoli degli ultimi editoriali dell'Economist dedicati al nostro Premier parrebbe proprio di no:
- "Basta, Berlusconi" (The Economist, 6 aprile 2006);
- "Mamma mia!" (The Economist, 17 aprile 2008);
- "Un animale da party" (The Economist, 20 gennaio 2011);
- "Silvio Berlusconi, l'uomo che ha fotturo un intero paese!" (The Economist, 9 giugno 2011).
Scrive l'Economist (20 gennaio 2011), riferendosi agli scandali sessuali che hanno convolto Berlusconi, paragonato al personaggio Cetto La Qualunque: "Se in altri paesi sarebbero i suoi stessi compagni di partito a chiedere le dimissioni di Berlusconi, questo non può accadere in Italia. Perché?...
In questa situazione il Paese corre due pericoli:
- il primo è che il governo, dopo due anni in cui non ha fatto molto perché il suo leader è stato ripetutamente distratto dai propri problemi, rimanga inerte per mesi, disattento ai problemi economici dell’Italia;
- il secondo è che Berlusconi possa tentare di ottenere un nuovo mandato per schiacciare l’indipendenza della magistratura...
Non rimane, dunque, che un’amara conclusione: povera Italia...".
Ed ancora (9 giugno 2011): “L’Italia ha tutte le cose che le servono per ripartire, quello che serve è un cambio di governo.
Nonostante i suoi successi personali, Berlusconi si è rivelato tre volte un disastro come leader nazionale: il primo disastro è la saga del bunga bunga, il secondo sono le vicende che hanno visto il premier in Tribunale rispondere di frode, truffa contabile e corruzione, ma il terzo difetto è di gran lunga il peggiore: il più totale disinteresse per la condizione economica del Paese.
Forse perché distratto dai suoi problemi legali, in nove anni come Primo Ministro non è stato in grado di trovare un rimedio o quanto meno di ammettere lo stato di grave debolezza economica dell’Italia. Il risultato è che si lascerà alle spalle un Paese in grave difficoltà...
Il colpevole? Berlusconi, che non ci sono dubbi, continuerebbe a sorridere”.
Se l'immagine del Paese all'estero è oramai legata alle disavventure processuali e "di letto" del nostro Premier...
...e se Silvio Berlusconi, da parte sua, non fa nulla per riabilitare la propria immagine, trasformandosi anzi in una "parodia di se stesso" (persino in occasione dell'ultima visita a Roma del presidente israeliano Netanyahu, il Cavaliere non ha perso occasione per trasformare il "bunga bunga" in barzelletta!)...
...che dire?
Povera Italia! Non ci resta che piangere!!!
Si prospetta oramai una lunga fase politica "decadente" per il Cavaliere... pur se nessuno pare in grado di prevedere per quanto si protrarrà!
L'unica cosa certa è che lo spirito guida dell'"inamovibile Presidente" si può così riassumere: "muoia Sansone con tutti i Filistei!".
Berlusconi, vittima del suo "egocentrosimo esasperato", non prenderà mai in considerazione l'ipotesi di dimissioni, preferendo indubbiamente trascinare "al fondo" un intero Paese con sé piuttosto che fare la scelta più logica che ci si potesse aspettare da un qualsiasi uomo delle Istituzioni...
Del resto, l'immagine di "servitore dello Stato" è sempre venuta "stretta" al Cavaliere... che preferisce di gran lunga quella di uno Stato "al suo servizio"!
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Gaspare Serra
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