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Anche l’ultimo tentativo di conciliazione è andato fallito. Domenica 11 febbraio, dunque, scenderanno in sciopero per quattro ore (dalle 20 alle 24) i lavoratori dell’autolinea Marozzi Viaggi e Turismo, operante nel campo del trasporto pubblico locale e regionale. A proclamare la protesta, che riguarderà i collegamenti via bus dalla Puglia verso Lazio e Toscana, sono Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Ugl Fna, a seguito della rottura della trattativa sulla procedura di licenziamento collettivo per 85 lavoratori dislocati in diverse regioni, perlopiù in Puglia e nel Lazio.
La vertenza è iniziata ai primi di novembre, con la comunicazione dell’azienda della holding Finsita (gruppo Vinella) di voler procedere agli allontanamenti. “Nel corso dei vari incontri che si sono succeduti finora - spiegano i sindacati in una nota congiunta - abbiamo proposto più volte soluzioni alternative al licenziamento, per mantenere retribuzione e dignità normativa dei lavoratori, ma l'azienda le ha sempre rigettate, facendo a sua volta proposte irricevibili”. Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Ugl Fna rimarcano che “i lavoratori non possono essere gli unici a pagare scelte organizzative dell'azienda per far fronte al mercato che sta cambiando”. E promettono di “continuare ad adottare ogni strumento di protesta, nel rispetto delle leggi, per portare all'attenzione anche delle istituzioni questa vicenda, che rischia di avere un forte impatto sociale, in realtà già messe a dura prova dall'alto tasso di disoccupazione”.
La conferma dello stop di quattro ore è arrivata a seguito “dell'indisponibilità del gruppo Finsita a individuare soluzioni idonee per i lavoratori, o comunque un'alternativa al licenziamento collettivo”. Per Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Ugl Fna “questa crisi ripropone il tema del sistema del trasporto pubblico locale che, come abbiamo più volte denunciato, da una parte è troppo frastagliato, fatto che gli impedisce di reggere la concorrenza e di riassorbire gli esuberi quando si creano criticità come quella della Marozzi, dall'altra non è in grado di sviluppare processi innovativi tesi a rispondere ai bisogni di mobilità del Paese”.