“La luna di miele per Mario Monti è finita. Almeno per quattro ragioni”. Lo scrive Renato Brunetta su Il giornale. E vediamo le quattro ragioni. “Uno: l' overshooting, vale a dire il sovradimensionamento delle misure di politica economica da lui adottate. Due: l’abuso del linguaggio salvifico (“Salva Italia”, “Cresci Italia”, “Semplifica Italia”), con relativa retorica dell’effetto annuncio. Tre: l’effetto boomerang, cioè il costo pagato dal paese a causa dei due comportamenti precedenti. Quattro: l'azzardo morale. Siamo all'interno di una particolarissima fase politica: ambiziosa ma deresponsabilizzante, in cui se va bene vince il governo, ma se va male perdono i partiti che lo sostengono. Risultato: perdita di credibilità, perdita di reputazione, costi dell'intera operazione più alti dei benefici ottenuti. Democraticamente insostenibile, ivi compreso l’insopportabile pedagogismo autoritario dalla faccia gentile. Questo spiega la fine della luna di miele per Mario Monti”.
E adesso che cosa succede? In chiusura del pezzo, l’ex ministro scrive: “Gli esecutivi frutto della democrazia rappresentativa, con tutti i loro difetti e con tutte le loro approssimazioni, sono superiori rispetto a qualsiasi governo tecnico perché fruiscono di un fisiologico sistema di premi e sanzioni per governare con il consenso. La controprova: se i governi tecnici fossero davvero tanto buoni, tanto bravi e tanto efficienti, perché nella storia delle nostre democrazie moderne e contemporanee non si sono affermati come modello universale? Si pensava che fossero la forma più adatta nelle situazioni di emergenza, ma l'esperienza italiana sta dimostrando il contrario. Tutto questo nell'afasia burocratica dell'inadeguata governance europea, tanto nella versione egemonica ed egoistica del duo Merkel-Sarkozy, quanto in quella banal-burocratica del trio Barroso-Van Rompuy-Ashton. E se in Italia, come in Europa, tornasse la politica, la buona politica?”.
Brunetta, le quattro ragioni per cui Monti non piace più
10 aprile 2012 • 00:00