"Venerdì 18 ottobre, si è svolto lo sciopero nazionale dei lavoratori di British Telecom, contro i 147 licenziamenti annunciati dall' azienda di cui 60 su Roma . Ottima è stata l'adesione e la risposta al netto dei comandati e di svariati consulenti". E’ quanto dichiarano in una nota Fabrizio Micarelli della Slc Cgil, Paolo Terrinoni della Fistel Cisl e Stefano Ricci della Uilcom Uil di Roma e del Lazio.

"Risposta ferma e decisa dei lavoratori che hanno così espresso la loro totale contrarietà al piano dei licenziamenti annunciato dall' azienda. Siamo fortemente preoccupati, - continuano - dall'atteggiamento di chiusura e senso di irresponsabilità che BT Italia sta dimostrando, si è infatti resa indisponibile, a qualsivoglia ragionamento che possa mantenente invariati gli attuali livelli occupazionali, rifiutando l'utilizzo di ammortizzatori sociali come ad esempio i contratti di solidarietà".

"Partecipato, oltre allo sciopero, è stato il presidio effettuato sotto la Regione Lazio, dove una nostra delegazione, è stata ricevuta dal Responsabile dell’area Formazione e Lavoro e da una componente la Segreteria dell’Assessorato al Lavoro. Importante è stato l'impegno che la Regione Lazio ha dichiarato voler assumere in questa vertenza. Abbiamo pertanto convenuto, che la Regione, invierà una lettera al Ministero delle Attività produttive, perché tutti preoccupati delle le pesanti ricadute occupazionali che si potrebbero avere sul nostro territorio, qualora andasse in porto, il piano dei licenziamenti dell’azienda. L’assessorato si è altresì reso disponibile a convocare l’azienda, per avere spiegazioni sui licenziamenti e il perché del rifiuto degli ammortizzatori quale alternativa agli stessi".

"E' bene ricordare, che l'organico dell'azienda, in questi ultimi anni si è quasi dimezzato passando da circa 1700 lavoratori a circa 950 attuali a livello nazionale, di cui circa la metà sul sito di Roma; proprio la costante perdita dei livelli occupazionale e lo spostamento di attività' all'estero che ci porta a pensare che l'azienda abbia tutta l’intenzione di abbandonare il nostro paese".

"Ed è per questo motivo - concludono i sindacalisti - che abbiamo chiesto al Ministero delle Attività Produttive di aprire un tavolo che porti l'azienda a ritirare la procedura di licenziamento e trovare soluzioni condivise e non traumatiche per i lavoratori, allo stesso tempo discutere di un vero piano industriale, fondato sul reale rilancio dell'azienda. Come può l' azienda pensare di acquisire nuove quote di mercato se allo stesso tempo dichiara di voler licenziare 147 lavoratori altamente professionali.