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Una vertenza dura e difficile, i cui esiti sono del tutto incerti. Per lo storico brand di pelletteria Braccialini, presente da decenni a Scandicci (Firenze), il futuro è davvero a rischio. L’azienda è in crisi di liquidità, i bilanci sono in rosso (la perdita secca si aggirerebbe sui 20 milioni di euro), da gennaio i 171 dipendenti sono in cassa integrazione a rotazione. Oggi (martedì 17 maggio) nuovo round a Firenze, con la convocazione in Regione Toscana del tavolo istituzionale sulla vertenza. In contemporanea con l’incontro si tengono in Piazza Duomo un presidio di Filctem Cgil e Femca Cisl e un flash mob dei lavoratori, una mobilitazione che segue gli scioperi già realizzati del 4 e del 10 maggio scorsi.
Il 6 maggio scorso il Consiglio di amministrazione della società (espressione dei nuovi proprietari, ossia i fondi Sici, Nam e Hat) ha deliberato di fare ricorso al concordato preventivo per tentare il salvataggio dell'azienda, cui dovrebbe accompagnarsi una ricapitalizzazione di dieci milioni di euro da realizzarsi mediante l’ingresso di nuovi soci. “Altro che ricapitalizzazione: la Braccialini si avvia verso il concordato fallimentare” hanno commentato Filctem Cgil e Femca Cisl della Toscana. Le maggiori perplessità, infatti, si addensano proprio sulla ricapitalizzazione, assolutamente necessaria per risollevare le sorti del marchio. Finora, però, soltanto la famiglia Braccialini (proprietaria del 22 per cento dell’azienda) si sarebbe detta disponibile a sottoscrivere l’aumento, mentre gli altri azionisti (ossia i tre fondi) non sembrano almeno per ora intenzionati a farlo, preferendo l’ingresso di soci esterni.