PHOTO
Nel 2016 nelle Marche sono stati venduti 6.039.783 voucher lavoro, con un aumento, rispetto all’anno precedente, del 27,4 per cento: sono circa 40mila i lavoratori interessati. Il dato mette in evidenza un incremento più marcato rispetto alla media nazionale (pari al 23,9). La provincia dove l’utilizzo del lavoro accessorio cresce di più è quella di Pesaro (+33,4 per cento), a seguire Ancona (+28,9), Ascoli Piceno (+28,1), Macerata (+23,7) e Fermo (+17,6). E’ quanto emerge dai dati Inps elaborati dalla Cgil Marche.
In soli due anni, l’aumento si attesta attorno al 96 per cento, ovvero un punto percentuale sopra la media nazionale, poiché, nel 2014, i voucher venduti erano circa 3 milioni . “Solo il 3,3 per cento dei voucher sono utilizzati per attività di giardinaggio, il 3 per lavori domestici, il 15,3 nei settori del turismo, il 12,5 nel commercio" spiega Giuseppe Santarelli, segretario regionale Cgil: "Oltre la metà, pari al 52,6 per cento, sono usati nei settori dell’industria, artigianato e della pubblica amministrazione. In questi ultimi, nel 2014 la percentuale di incidenza sul totale era del 23 per cento”. Ciò dimostra, per Santarelli, “l’uso distorto e illegale che si fa dello strumento e l’esigenza, come propone la Cgil con il referendum abrogativo, di cancellare il lavoro accessorio dalla legislazione del lavoro”.
"Il lavoro è dignità e non si può comprare in tabaccheria come le sigarette e i gratta e i vinci" spiega Daniela Barbaresi, segretaria generale Cgil Marche: "I due referendum per abrogare i voucher e per ripristinare tutele adeguate per i lavoratori degli appalti rappresentano per noi una sfida importante. Nei due quesiti referendari, così come nella Carta dei diritti universali, c’è un’idea di Paese fondato sul lavoro, fatto di diritti e dignità per tutti, a partire dai lavoratori oggi marginali e indifesi”.