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A fronte di un incremento di organico di 6 lavoratori di polizia per tutta la provincia di Bologna sono previsti almeno il doppio di poliziotti che andranno in pensione tra la fine del 2018 e l’inizio del 2019. Lo denuncia il Silp Cgil provinciale di Bologna. "Al momento - scrive il sindacato di polizia - il ‘governo del cambiamento’ si sta rivelando, per quel che riguarda la sicurezza, il governo del ‘cambianiente’. I rinforzi promessi nella nostra provincia arriveranno solo nei prossimi mesi e soprattutto sono di gran lunga inferiori rispetto ai pensionamenti già previsti".
Il Silp di Bologna osserva che, con il turn over al 55% previsto dal D.Lgs 150/09 (legge Brunetta) gli uffici della provincia avevano già subito un notevole calo soprattutto per quanto riguarda il controllo del territorio e l’attività investigativa. "Infatti - scrive il sindacato - solo per fare alcuni esempi, l’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico è passato dalle 231 unità del 2008 alle 197 attuali, la Squadra Mobile è passata dalle 112 unità del 2008 alle 106 odierne, la Digos dalle76 unità del 2012 alle 55 attuali, per non parlare dei commissariati cittadini e distaccati che nel corso di dieci anni hanno perso complessivamente 45 poliziotti su un totale di 242 operatori attualmente in servizio. Tutto questo inserito in un contesto, quello della legge di bilancio, che non prevede risorse e novità per i poliziotti, nonostante le promesse e gli annunci”.
“Per questo abbiamo lanciato una campagna di mobilitazione nazionale - afferma Pierluigi Leri, segretario provinciale del sindacato di polizia Silp Cgil di Bologna - con lo slogan trasformato in un hashtag #cambiamolamanovra. Infatti, le risorse previste dal governo nella legge di bilancio sono sostanzialmente in continuità col passato e per quel che riguarda le assunzioni si riparte dalle 7.500 nuove unità nel triennio già programmate e finanziate dalla vecchia manovra”.
“Non solo - aggiunge il sindacalista -, per il nostro contratto di lavoro, che scade a fine anno, gli stanziamenti previsti, che vanno da 1.100 milioni nel 2019, 1.425 milioni nel 2020 fino a 1.775 milioni nel 2021, permetteranno un modesto incremento stipendiale pari a 31 euro lordi per il prossimo anno. 15, 20 euro netti. Una miseria e un affronto intollerabili. Anche per quel che riguarda il riordino interno delle carriere, che dovrebbe servire a migliorare l’efficienza degli apparati, sono previsti appena 70 milioni di euro che si sommano ai 20 milioni. Cifre irrisorie”.