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Il sistema della bilateralità torna al centro della discussione in Cgil, a un anno di distanza dalla "due giorni" di Napoli che ha segnato la ripartenza del dibattito. Domani (giovedì 14 luglio) tutta la giornata è dedicata proprio a questo tema, in Corso d’Italia, con un'iniziativa che si apre la mattina e prosegue anche il pomeriggio, ospitando la tavola rotonda tra i rappresentanti delle categorie (qui il programma integrale). Le conclusioni sono affidate al segretario confederale della Cgil, Franco Martini. Proprio a lui abbiamo chiesto una riflessione.
Rassegna La Confederazione organizza una giornata di confronto sulle prospettive del sistema bilaterale. Qual è il suo significato?
Martini Il senso è molto semplice: l'anno scorso, a Napoli, abbiamo introdotto una riflessione all'interno dell'organizzazione con l'obiettivo di definire una proposta autonoma della Cgil. Non vogliamo essere continuamente a rimorchio delle proposte altrui: si consideri che il governo sta guardando con sempre maggiore attenzione al sistema della bilateralità, anche per caricare su esso funzioni che possono agire da sostegno al sistema generale delle tutele. In altre parole, c'è il tentativo di inserire il tema della bilateralità all'interno delle politiche di sostegno. Se non affrontiamo il problema dunque il terreno sarà imposto da altri, che sia l'esecutivo o le imprese. Per questo il sindacato già da tempo ha avviato una politica autonoma sulla bilateralità.
Rassegna In cosa consiste?
Martini Abbiamo svolto una prima fase ricognitiva, per capire cosa abbiamo davanti. Questa ci ha confermato la grande diffusione del sistema bilaterale: molte categorie hanno enti bilaterali e fondi nei propri sistemi contrattuali, soprattutto nell'ambito della sanità integrativa. Ora occorre ricondurre tutte le esperienze a un disegno unitario, per evitare che le diseguaglianze presenti nel mondo del lavoro possano riproporsi anche dentro i sistemi bilaterali.
Rassegna Gli strumenti, spiega la Cgil, devono trovarsi all'interno della contrattazione.
Martini La bilateralità ha natura contrattuale: la fonte è il contratto e dunque bisogna agire sempre all'interno della negoziazione. Nella nostra idea specifichiamo il carattere non sostitutivo del welfare aziendale, a partire dai fondi da destinare alla sanità integrativa. Serve poi una governance della bilateralità ispirata ai principi di trasparenza e massima efficacia, specificando con chiarezza che la maggior parte delle risorse devono andare in prestazioni ai lavoratori, non ad alimentare la spesa corrente e la stessa gestione del sistema. Proponiamo una razionalizzazione.
Rassegna L'appuntamento arriva all'indomani dell'attivo unitario dei delegati sui contratti. Come si legano i due temi?
Martini Sono fortemente intrecciati. Noi ribadiamo che la base della bilateralità è il contratto, quindi si impone con forza la necessità di rinnovare i contratti e rilanciare la contrattazione, ovvero il messaggio che arriva dall'attivo. E dobbiamo farlo lungo la linea indicata dal documento unitario, la proposta di Cgil, Cisl e Uil per la riforma delle relazioni industriali.