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Il risultato è netto: Pierluigi Bersani si aggiudica le primarie del centrosinistra con il 61,11% mentre Renzi si ferma al 38,99%, perdendo diverse migliaia di voti rispetto al primo turno. Bersani è dunque il candidato premier e già guarda alla battaglia. "Noi dobbiamo vincere senza raccontare favole", altrimenti "non si governa" ha spiegato il segretario parlando in al teatro Capranica dove si erano riuniti insieme ai militanti tutti i big del partito. Il "problema numero uno è il lavoro" e poi "il distacco micidiale tra cittadini e istituzioni".
"Dobbiamo prendere di petto questi problemi con il linguaggio della verità che è quello che il Paese aspetta". No, poi, all'uomo solo al comando "qui si governa con un popolo", "non bisogna agitarsi e intimorirsi ma essere tranquilli e forti". Bersani ha ringraziato Renzi per la sua "presenza forte e fresca" e per "il contributo che ha dato per dare senso a queste primarie, per farle vivere in modo vero".
Il sindaco ammette la sconfitta senza giri di parole: "Noi non eravamo qui per fare una battaglia di testimonianza eravamo, qui per prendere il governo del paese e non ce l'abbiamo fatta. Non sono riuscito a scrollarmi di dosso fuori dalla Toscana l'immagine di essere un ragazzotto ambizioso che vuole fare chissà che cosa".
Guardando il flusso dei voti è stato il Sud a dare maggiori soddisfazioni a Bersani con percentuali di successo tutte sopra il 70% dei voti. Il record spetta alla Calabria dove il segretario è arrivato sempre intorno al 75% e a Vibo Valentia addirittura all'86% contro il 13,1% di Renzi. In Puglia ha pesato l'asse con Nichi Vendola: il segretario ha sfiorato il 71% con il sindaco fermo al 29%. Bene anche la Sardegna (73,42% contro il 26,58% di Renzi), la Basilicata (72,28%), la Sicilia (66,9 a 39,1%), la Campania (60,8 a 39,2%).