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"La sottoscrizione del protocollo tra il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf) e l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata è sicuramente un fatto positivo se è mirato a rimuovere gli ostacoli burocratici che di fatto impediscono un pieno riuso sociale dei beni confiscati". Lo affermano la Cgil e la Flai, in un comunicato congiunto.
"Serve - a loro avviso - una più stretta collaborazione tra tutti i soggetti impegnati nella promozione della legalità e del contrasto alle mafie, che siano essi soggetti istituzionali, del mondo del lavoro e dell’associazionismo antimafia. Serve fare dei beni confiscati, a partire dai terreni agricoli viste le tante buone pratiche sperimentate nel settore, un motore reale di sviluppo e lavoro, antidoti fondamentali alla prepotenza e alla violenza mafiosa".
Il sindacato quindi prosegue:"Colpire le organizzazioni mafiose sul piano economico e promuovere una strategia di contrasto alle mafie basata sull’affermazione di un’economia pulita e legale è l’unica strada che abbiamo per estirpare definitivamente il cancro mafioso, che da decenni impedisce lo sviluppo del nostro Paese. In questo senso riteniamo fondamentale che l’azione del Mipaaf e dell’ANBSC ponga maggiore attenzione al fenomeno delle aziende confiscate e dei numerosi lavoratori coinvolti".
"Vista la volontà, annunciata dal Ministero, di costituire specifici gruppi di lavoro per individuare strumenti operativi a sostegno del riuso sociale dei beni, riteniamo indispensabile che uno di questi verta proprio sulla tutela dei lavoratori delle aziende confiscate e sulla necessità di un percorso di emersione dall’illegalità di tali imprese. Soprattutto nei territori ad alta presenza mafiosa troppo spesso, a causa di inefficienze procedurali e limiti dell’attuale legislazione, passa il messaggio che l’arrivo dello Stato e il conseguente provvedimento di sequestro e confisca, non tenga conto dell’impatto sociale e del destino dei lavoratori coinvolti, generando un senso di insicurezza sociale che rischia di favorire indirettamente le organizzazioni mafiose".
Proprio per questo la Cgil, insieme ad un vasto arco di forze della società civile, "ha da tempo depositato presso la commissione Giustizia alla Camera la proposta d’iniziativa popolare “Io Riattivo il Lavoro”, con l’obiettivo di garantire sicurezza sociale ai lavoratori onesti coinvolti loro malgrado dai provvedimenti di sequestro e confisca e, contestualmente, assicurare strumenti operativi a sostegno del riuso sociale delle aziende, troppo spesso impedito dalla mancanza di credito bancario, dalle lungaggini previste dalla procedura tra sequestro e confisca, nonché dalla mancanza di strumenti che possano favorire un percorso di emersione dall’illegalità. Ad oggi circa il 90% delle aziende confiscate è destinato al fallimento, mentre siamo convinti che approvando quanto prima la proposta di legge n.1138 si potrebbe determinare davvero un cambio di marcia e intravedere nei beni e nelle aziende confiscate, a partire proprio dalle buone pratiche sperimentate in questi anni nel settore agricolo, uno strumento per garantire nuova e buona occupazione contro le mafie", concludono Cgil e Flai.