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“La Regione Basilicata mostri più coraggio. L’istituzione di un’azienda sanitaria unica regionale resta a nostro avviso la soluzione più lungimirante per la riorganizzazione dei presidi ospedalieri sul territorio facendo delle scelte che qualifichino la sanità lucana”. È quanto ha dichiarato il segretario generale Cgil Basilicata Angelo Summa all’incontro “Diritti alla salute, un’altra sanità” promosso dalla Cgil Basilicata e dalla Fp Cgil regionale che si è svolto oggi a all’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) Crob di Rionero. La riforma sanitaria regionale è stato l’argomento al centro del dibattito al quale hanno partecipato il direttore generale Irccs Crob di Rionero Giuseppe Niccolò Cugno, la segretario generale Fp Cgil Basilicata Roberta Laurino, la segretaria generale Fp Cgil Matera Giulia Adduce, l’assessore regionale alla Sanità Flavia Franconi e il professore dell’Università Ca’ Foscari Venezia Gino Gumirato.
“Il sospetto – ha continuato Summa – è che, di fatto, non si riformi nulla. La scelta di riunire sotto un unico contenitore deò San Carlo di Potenza gli ospedali di Lagonegro, Melfi, Villa d’Agri, Madonna della Grazie e Policoro, i quali non hanno i parametri di equilibrio economico richiesti dal decreto ministeriale 70 del 2015 e che dal primo gennaio 2017 dovranno assolutamente rientrare in questi standard, significa prendere tempo e permettere magicamente che i presidi, sotto un unico contenitore, rientrino perfettamente sotto questi standard. Il risultato – ha detto – è un modello che abbassa i livelli di eccellenza e la qualità dei servizi spingendo ulteriormente quella migrazione sanitaria che è insita del nostro sistema sanitario regionale e che rende ancora più iniquo l’accesso al diritto alla salute dei cittadini che non avranno tutti la possibilità di recarsi da grandi luminari per un intervento di cardiochirurgia o neurochirurgia".
"La mescolanza delle competenze permetterà forse di tenere tutti gli ospedali aperti ma abbassandone i livelli di qualità. E questo – ha aggiunto – riguarda anche la separazione tra le attività ospedaliere e il socio assistenziale, che rende i presidi ospedalieri solo dei produttori di servizi senza dare risposte concrete ai bisogni di salute dei cittadini. L’integrazione è per noi l’unica soluzione possibile. Occorre – ha concluso – una linea politica autorevole che decida come costruire la sanità di domani con noi e con i cittadini e dove le eccellenze che abbiamo, come il San Carlo e il Crob di Rionero, rimangano tali. Altrimenti avremmo una riforma furba, che non sceglie e non decide”
La proposta della Cgil Basilicata, pertanto, è “un’analisi reale del fabbisogno di salute dei cittadini – ha detto la segretaria generale Fp Cgil Basilicata Roberta Laurino – per creare attrattori concreti in una regione dove lo spopolamento rischia di mettere la Basilicata nelle condizioni di non riuscire a mantenere nemmeno la minima utenza. La riforma sanitaria regionale dovrà rispondere alle seguenti domande: cosa diventerà il San Carlo? Continuerà a mantenere la sua missione di eccellenza? La separazione tra rete territoriale e rete ospedaliera non rischia di drenare più risorse sulla prima a discapito della seconda? Quale il futuro di Melfi, Lagonegro, Villa d’Agri e Pescopagano, nel disegno originario destinato a diventare polo di eccellenza per la riabilitazione?”.