“La nostra regione ha quattro province su cinque in area di crisi riconosciuta dal ministero, e una completamente fortemente devastata dal terremoto. Quindi le preoccupazioni e i disagi sono forti e evidenti”. Così la segretaria generale della Cgil Marche Daniela Barbaresi ha aperto il suo intervento al congresso nazionale di Bari. La dirigente sindacale ha ricordato le tante difficoltà di una regione sempre più disuguale e a doppia velocità, “con una parte purtroppo sempre più importante che fatica e si sta lentamente meridionalizzando. Per fortuna – ha aggiunto – ci sono eccellenze importanti, ma da sole non bastano più a trainare il sistema che fatica sempre più a innovare e ad accedere ai mercati più evoluti”. Anche per questo “i salari medi sono molto più bassi della media nazionale, noi ci misuriamo con retribuzioni medie lorde annue che non arrivano a 19 mila euro, o gli 8 mila di chi vive con un contratto di somministrazione: retribuzioni al limite della soglia di povertà, altro che reddito di cittadinanza”.
Dati, questi, che “accendono i riflettori anche su di noi e sul nostro sul nostro lavoro: siamo di fronte a una grande questione salariale che sarà al centro della manifestazione del 9 febbraio”, c’è il tema dell’evasione, quello della contrattazione: “Dobbiamo parlarne di più, e dobbiamo anche imparare a valorizzare gli accordi che facciamo, Ma dobbiamo anche fare di più per cercare di incidere maggiormente sulle reali condizioni di vita e di lavoro delle persone che sono notevolmente peggiorate, sia per la crisi sia per le scelte politiche”. Occorre dunque “estendere la contrattazione, misurarla, migliorarla e anche essere orgogliosi di puntare a una contrattazione più inclusiva volta unificare il mondo del lavoro a partire dal grande tema del sistema degli appalti”.
“C'è bisogno – conclude Barbaresi con riferimento alle questioni congressuali – di una Cgil che discute, che non ha paura della dialettica interna e si confronta con le differenze e i pluralismi. Ma che poi nei momenti più inediti, difficili e complessi, sia capace di ricostruire la sua unità. Dobbiamo lavorare tutti per uscire da qui più forti, lo voglio dire con convinzione e lo voglio affermare con forza: dobbiamo lavorare fino all'ultimo istante, fino all'ultimo secondo possibile, per ricostruire quel percorso di unità al quale non possiamo rinunciare”.