“Tra le belle notizie della giornata del primo maggio (ripresa dell'unità di azione dei sindacati confederali, le intese unitarie sul salario di produttività e sulla rappresentanza) c'è anche quella dell'arresto di alcuni proprietari di aziende in Bangladesh, recente teatro della strage di centinaia di lavoratrici tessili in seguito al crollo di un immobile adibito proprio alla produzione di tessuti”. Così ha esordito ieri Emilio Miceli, segretario generale della Filctem Cgil, nel suo discorso a Siracusa durante le celebrazioni della giornata del Primo maggio.
“Davvero – si è interrogato Miceli - le imprese, i grandi marchi globali, non sapevano che in Bangladesh si lavora ancora sotto regime di schiavitù? Davvero vogliono far credere che pochi dollari di salario possano giustificare sicurezza, igiene, diritti, dignitá per le lavoratrici? Come pensano che forniture a costo davvero inconsistente possano remunerare condizioni di lavoro decente? Bastano le giustificazioni di Benetton sulla episodicità di rapporti commerciali con quelle aziende drammaticamente venute giú e da cui ancora si fatica ad estrarre corpi senza vita?”.
"Credo che Benetton e quanti altri, in Italia e fuori dall'Italia, hanno rapporti con aziende di quel tipo – ha insistito il leader sindacale - debbano cominciare a prendere provvedimenti e a parlare. E devono farlo anche con il sindacato italiano: siamo interessati a sapere come si comportano le nostre imprese con i loro fornitori. Noi non possiamo tollerare comportamenti di questa natura, non possiamo né condividerli né essere complici con il nostro silenzio. Sarebbe un atto di correità morale insopportabile".
Nei prossimi giorni il sindacato chiederà un incontro con il gruppo Benetton.
Bangladesh: Filctem, chi ha rapporti con quelle aziende parli
Il sindacato chiederà un incontro con il gruppo Benetton
2 maggio 2013 • 00:00