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Banda larga: sui giornali campeggia il duello Enel-Telecom. “Purtroppo si affronta questa questione come se fosse la finale della Coppa dei campioni. Invece si tratta di un tema fortemente correlato alle possibilità di sviluppo di questo paese. L’Italia è indietro: le connessione a 30mb – banda larga, non l'ultra larga di cui ormai parla il mondo intero – coprono appena il 20% della popolazione, mentre nel resto d'Europa sono già al 60%”. Così Fabrizio Solari, segretario confederale della Cgil, intervenuto questa mattina a RadioArticolo1 nel corso della trasmissione “Italia Parla” (qui il podcast). “Non solo – ha aggiunto –. In Europa molto presto si arriverà alla copertura dell'80% della popolazione con la banda ultra larga, quella a 100mb. Teoricamente il piano italiano prevede di recuperare sia il gap sulla banda larga che quello sulla banda ultra larga, ma allo stato attuale sono solo chiacchiere”.
Quanto alla scelta di chi realizzerà la banda larga, per Solari il tema è molto complesso e coinvolge anche aspetti occupazionali. “Telecom – ha spiegato – è stata privatizzata non con capitali freschi ma attingendo al credito bancario che poi, attraverso varie operazioni, è stato scaricato su Telecom stessa. Questo carico di debiti ha reso difficile una politica di investimenti e oggi l’unico monopolio naturale che l'azienda detiene sul mercato è quello di una rete ancora basata sul doppino di rame. Se oggi si realizzasse una rete di nuova generazione con l’incontro di più operatori e dello stesso Stato, si aprirebbero certamente una serie di problemi seri di carattere finanziario, di sostenibilità economica e di bilancio per la Telecom stessa, con aspetti anche legati all’occupazione. Con questo non voglio dire che si deve bloccare lo sviluppo del paese, ma che si deve cercare una soluzione complessiva per le questioni in gioco”. Quanto a Enel, “si tratta di un'azienda largamente in mano al mercato, ma con un nocciolo duro pubblico. È un'azienda che ha una rete, che sa che cosa è una rete elettrica. Può essere Enel il vettore? Non credo, onestamente, che possa essere solo Enel. In ogni caso, al netto di tutte le attenzioni per gli effetti occupazionali indotti che questa operazione potrebbe comportare, la cosa più rilevante è che finalmente si passi dalle parole ai fatti e si avviino gli investimenti”.
Ma sono sufficienti per questa operazione i 6 miliardi d’investimenti previsti dal governo" “Sicuramente no – ha risposto il dirigente Cgil –. Ma bisogna ammettere che ci farebbero fare un passo avanti, anche se chiaramente non arriveremo alla banda larga in ogni casa. D’altro canto, soprattutto nelle grandi città, è indispensabile chiedere anche ai privati di investire dove la ‘domanda’ dovrebbe essere sostenuta e per questo gli investimenti avranno sicuramente un ritorno. Milano ha già oggi una cablatura e una capacità di banda larga ai primi posti in Europa”. Discorso diverso per le aree dove “la polverizzazione degli insediamenti e un'economia più stagnante o arretrata rendono improponibile un intervento privato perché non ci sarebbe mai la copertura dell'investimento. In questo caso deve per forza intervenire lo Stato perché la banda larga non è semplicemente il soddisfacimento dell'esigenza di scaricare un film o navigare velocemente su internet, ma può essere uno strumento che contribuisce alla crescita del prodotto interno lordo del paese attraverso l'efficienza, l'innovazione e la produttività di sistema”.
Il tema dell’investimento nella banda larga può anche avere un collegamento interessante con la riforma della Pubblica amministrazione. “Almeno a parole – ha osservato Solari – si tratta di un approccio interessante. Se davvero fossimo in grado di mettere on line la pubblica amministrazione, e cioè di rendere davvero possibile senza particolari artifici fare una serie di pratiche, colloquiare da casa o dall'ufficio con lo Stato, è ovvio che una delle palle al piede di questo paese, cioè l'eccesso di burocrazia, la lentezza degli uffici, gli incroci che non finiscono mai, potrebbe essere sconfitta. Però occorre mettere in condizione tutti i cittadini di accedere alla pubblica amministrazione secondo questa modalità. E allora vuol dire che se si vuole scommettere sulla digitalizzazione della P.A. bisogna investire in tutti quei territori dove il mercato non porterebbe mai la banda larga e questo può avere un effetto volano su tutta l'economia. Ovviamente questo aspetto riguarda anche le aziende, che avrebbero la possibilità di utilizzare una serie di tecnologie informatiche che hanno una penetrazione percentualmente molto più bassa in Italia rispetto al resto d'Europa. In più, poi, c’è tutto il grande capitolo dell’ e-commerce che, anche in questo caso, da noi è molto meno diffuso che nel resto d’Europa. Per due ragioni: la mancanza di una banda larga efficiente e un sistema logistico che non è proprio il massimo”.