“Il settore bancario va messo in assoluta sicurezza. Il governo, più che continuare a operare per decreti o a collezionare dichiarazioni di intenti, dovrebbe agire per raggiungere quest'obiettivo”. È quanto ha affermato oggi il segretario generale della Fisac, Agostino Megale, nel corso del terzo forum della categoria dal titolo “Banche e assicurazioni - Oltre la crisi: lavoro, uguaglianza e politica, un futuro per il Paese”.
Per il dirigente sindacale, “la messa in sicurezza deve passare attraverso l'istituzione di un tavolo di confronto con il governo e gli operatori di settore, con al centro presente e futuro del mondo del credito. Un passaggio non rimandabile, nella consapevolezza che la questione bancaria è centrale per rilanciare l'economia e riprendere la strada della crescita”.
E, al cospetto del sottosegretario al Mef, Pierpaolo Baretta, il sindacalista ha avanzato una serie di proposte, strettamente legate al tema esodi nel settore, come l'esigenza che “il governo intervenga nella legge di Stabilità con un contributo pubblico, sia nella parte straordinaria del fondo, che riguarda gli esodi, sia nella parte ordinaria, che riguarda la solidarietà e gli orari, partendo dal presupposto che il settore è impegnato a non procedere a licenziamenti e a utilizzare la '223', mentre, contemporaneamente, versa 200 milioni l’anno per la Naspi”.
Così come, in un comparto ancora attraversato da sofferenze e crisi, secondo il leader del sindacato del credito Cgil, “non è più accettabile che ci siano manager che guadagnino anche fino a cento volte un singolo lavoratore. Per questo, avanzeremo una proposta concreta, che riguarda sempre le otto-nove banche in crisi: l'istituzione di un fondo anticrisi di solidarietà al lavoro, con il contributo di quei manager che mettono a segno guadagni pari a 150.000 euro netti. Un fondo di sostegno capace di 'racimolare' una cifra che stimiamo essere attorno ai 40 milioni. Un esempio di ciò che vogliamo continuare ad essere, la linea politica che da sempre vogliamo perseguire: un argine contro la diseguaglianza. Per tale ragione, non solo siamo in campo per chiudere contratti scaduti da troppo tempo, ma sosterremo con ancora più forza l'idea di un contratto unico di settore per il 2018, che metta insieme il mondo di Abi, Ania e Federcasse. Sulla linea delle posizioni strategiche del sindacato confederale di riduzione complessiva dei contratti nazionali”.