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Una firma, arrivata all’alba di questa mattina, che scongiura la disapplicazione del contratto. Dopo tante settimane di polemiche e divisioni, che hanno più volte rischiato di interrompere la trattativa, è stata raggiunta un’ipotesi d’intesa per il rinnovo del contratto dei bancari che riguarda oltre 300.000 lavoratori. Il testo siglato dall’Abi e dalle otto sigle sindacali presenti al tavolo (Fabi, Fiba, Fisac, Uilca, Unisin, Dircredito, Sinfub e Ugl credito) prevede un aumento di 85 euro e avrà vigenza sino al 31 dicembre del 2018; pone fine a lunghe settimane di polemiche sollevate da Abi sugli aumenti contrattuali in un’epoca “a inflazione zero”. I sindacati sottolineano anche l’importanza della cosiddetta “anima sociale” del ccnl che si è realizzata soprattutto attraverso l’aumento dell’8% del salario d’ingresso dei giovani, di un sistema bilaterale per la ricollocazione del personale licenziato in caso di crisi aziendali e della difesa dell’area contrattuale. Inoltre, in caso di cessioni di ramo d'azienda o di fusioni, ai lavoratori interessati non sarà applicato il nuovo contratto a tutele crescenti introdotto dal Jobs Act.
Il testo verrà sottoposto al comitato esecutivo dell’Abi e alle assemblee dei lavoratori: un percorso “partecipativo” che dovrebbe concludersi entro la metà del mese di aprile. La trattativa, come detto, è stata dura e articolata. Tra i punti di maggior disaccordo tra sindacati e controparti nella parte normativa c’erano in particolare quelli su “fungibilità” e “insourcing”. “Dopo svariate ore di confronto – si legge in una nota della Fisac – Abi, sulla base delle richieste sindacali, ha ritirato le proposte sulla fungibilità (abbiamo reiterato la previsione già vigente sui quadri direttivi), sull’insourcing (norma cassata) e sugli inquadramenti”. Nel testo definitivo, aggiunge la Fisac, “sono state precisate in maniera più dettagliata e appropriata, come richiesto dai sindacati, le norme riguardanti le garanzie sull’applicazione delle normative previgenti in materia di lavoro; il nuovo utilizzo del Foc (il Fondo per il sostegno all’occupazione, ndr) per la ricollocazione dei lavoratori della sezione emergenziale del Fondo di solidarietà e di quelli licenziati per motivi economici, per la solidarietà espansiva, per la riconversione professionale e per l’agevolazione dell’ingresso dei giovani”.
Prevista, inoltre, la costituzione di un gruppo paritetico con l’incarico anche di individuare la rimodulazione delle prestazioni in relazione alle agevolazioni contributive della legge di stabilità del 2015. Nell’ambito di Enbicredito è prevista una apposita piattaforma informatica per favorire l’incontro tra domanda ed offerta di occupazione. Nel testo si è rafforzata la norma riguardante la ricollocazione del personale al Fondo Emergenziale nonché dei lavoratori licenziati per motivi economici”.
La criticità maggiore è apparsa sulla parte economica, soprattutto rispetto all’intreccio tra durata del contratto e quadratura finale degli aumenti salariali. “In prima battuta Abi – si legge nella nota sindacale – ci ha proposto un aumento contrattuale di 90 euro sulla figura media (terza area professionale quarto livello sette scatti) in forma di Edr (elemento distinto della retribuzione, ndr) per una valenza del contratto fino al 31 dicembre 2018. La richiesta di una riduzione della durata del contratto o la trasformazione dell’Edr in un aumento a tutti gli effetti avrebbe comportato una sensibile riduzione del valore dell’aumento”. Alla fine il risultato economico raggiunto prevede un incremento di 85 euro mensili riparametrati (pari al 3,10%) suddiviso in tre tranches: 25 euro dal 1° ottobre 2016, 30 euro dal 1° ottobre 2017 e 30 euro dal 1° ottobre 2018. La Fisac sottolinea anche come nella trattativa si sia riusciti a far recedere Abi dalla “volontà di sospendere o bloccare gli scatti di anzianità, che continuano dunque a maturare come previsto”.