“Le pressioni c'erano, erano tante e quotidiane. I colleghi ce le segnalavano da tempo, per non dire da sempre”. A dirlo è Maria Agueci, sindacalista della Fisac Cgil e dipendente di Banca Etruria nella sede centrale di Arezzo. La pressione, spiega in un’intervista rilasciata alla Gazzetta di Mantova, consisteva in “e-mail, telefonate, incontri, convention in cui si sbeffeggiava chi non vendeva abbastanza. Ricordo una riunione in cui un dirigente gridava contro un dipendente che non aveva piazzato abbastanza titoli: ‘incapace, sei un incapace’. Era tutto un devi vendere tot di questo prodotto, piazzare tot di quest'altro”. Agueci sottolinea anche la presenza delle “classifiche del più bravo, in base a chi piazzava di più”, che venivano affisse “in filiale o nella sede della capofila”.
L’esponente Fisac Cgil smentisce la notizia che i venditori ricevessero premi settimanali in denaro: “Mai avuti. Circola voce che noi dipendenti li ricevessimo per vendere i titoli: è una menzogna. Altra storia è se i manager abbiano beneficiato del pressing fatto sui dipendenti ricevendo auto o uso di automobili o rimborsi telefonici o denaro”. Più in generale, annuncia che la prossima presentazione di una “proposta con cui normare le sofferenze, cioè i crediti ormai dati per persi, nella bad bank, da cui ne possano derivare anche contributi per rimborsare i risparmiatori danneggiati”.