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Il 2 dicembre 1968 ad Avola, in provincia di Siracusa, una manifestazione a sostegno della lotta dei braccianti per il rinnovo del contratto di lavoro finisce nel sangue: la polizia apre il fuoco e due lavoratori - Giuseppe Scibilia, di 47 anni, e Angelo Sigona, di 25 - vengono uccisi. Quarantotto saranno i feriti, di cui due gravi. Migliaia di operai, contadini e studenti esprimeranno la loro protesta, partecipando in tutto il Paese a scioperi, cortei e manifestazioni, in modo possente e unitario. È passato mezzo secolo da questa pagina tragica della storia del movimento dei lavoratori, di cui di seguito ripercorriamo i momenti e le testimonianze più importanti.
Nel corso delle manifestazioni popolari, svoltesi con particolare forza a Firenze, Napoli e Roma (in occasione dello sciopero regionale per l’occupazione), operai, studenti e contadini porranno in primo piano la necessità e l’urgenza di imporre il disarmo delle forze di polizia e di garantire le libertà sindacali.
Il segretario generale della Cgil Agostino Novella - che partecipa, alla testa della delegazione confederale, ai funerali delle vittime - invia al ministro dell’Interno Franco Restivo un fonogramma in cui viene chiesto a nome della segreteria, che “a seguito dei gravissimi e tragici avvenimenti di Avola e in relazione alla giustificata e profonda indignazione dei lavoratori”, si diano disposizioni affinché “in occasione delle manifestazioni di protesta organizzate unitariamente in tutta la Sicilia dalle organizzazioni sindacali venga evitata l’interferenza della polizia”.
Anche la segreteria della Cisl deplora “nel modo più energico l’azione della polizia” e decide nel contempo “di compiere un intervento presso il ministero dell’Interno”, adoperandosi perché sia promossa una rigorosa indagine.
Afferma Vito Scalia, segretario Cisl: “L’idea che uno sciopero pacifico della categoria più diseredata del nostro Paese sia potuto finire in un bagno di sangue e di violenza mi fa fremere di sdegno e capire quanta strada ci sia ancora da fare per costruire una vera democrazia”. Sempre dalla Cisl, i segretari confederali Carniti, Fantoni e Marcone dichiarano: “Bisogna impedire che simili tragedie si ripetano. La condanna per quanto è avvenuto deve tramutarsi perciò in un impegno di tutti i democratici ma soprattutto dei sindacati per imporre il disarmo della polizia impiegata nei conflitti di lavoro”.
Dal canto suo la segreteria della Uil esprime il convincimento che “metodi come quelli messi in atto dalle forze di polizia non garantiscono né l’ordine pubblico né il rispetto delle leggi ma costituiscono solo un’offesa al senso civico e alla sensibilità sociale di tutti i cittadini”.
Aggiungerà duramente il futuro segretario generale della Cgil Luciano Lama: “Io credo che all’atto della formazione di un nuovo governo, che parla di Statuto dei diritti dei lavoratori e costituisce addirittura apposite commissioni tripartite per esaminarli, due cose vadano stabilite preliminarmente: il disarmo della polizia nel servizio di ordine pubblico e la concessione a tutti i cittadini di piena libertà di sciopero. Altrimenti parlare di Statuto dei diritti dei lavoratori diventa una presa in giro”.
Sul tema si esprimerà il mese successivo il ministro del Lavoro Giacomo Brodolini: “Se il mio primo impegno assunto quale ministro del lavoro è stato quello di venire ad Avola, ciò non è avvenuto a caso. Era mio dovere rendermi conto di come situazioni economiche e sociali, che appartengono ad un’altra società e ad un altro secolo, ancora gravino sulla Sicilia e chiedano, soprattutto a chi ha la responsabilità delle maggiori decisioni, la attuazione urgente di politiche in grado di creare le condizioni per un definitivo superamento di ingiustizie antiche che suonano scandalo per un Paese civile, progredito, che voglia essere socialmente avanzato. I cosiddetti fatti di Avola non sono un evento occasionale ma il frutto di una condizione di arretratezza secolare che non può più attendere lente maturazioni. Non potremmo comprendere i motivi di quanto è avvenuto il 2 dicembre del 1968 se non fossimo in grado di intendere i problemi della Sicilia, così come storicamente si sono configurati, e non sapessimo estrarre da essi un giudizio severamente critico sull’azione stessa dei pubblici poteri dall’unità d’Italia a oggi. ...
Ma il governo della Repubblica fondata sul lavoro può e deve fornire una diversa risposta. ... Ecco quindi che i problemi caratteristici del Mezzogiorno e delle aree depresse: insufficiente industrializzazione, disoccupazione, sottooccupazione, sottosalario, insufficiente salvaguardia dei diritti dei lavoratori sanciti dalla Costituzione e dalla legge e definiti nei contratti collettivi richiedono soluzioni che non debbono rimanere scritte nei programmi dei partiti e dei governi ma tradursi in concreti provvedimenti ed in politiche reali. ... Ma i drammatici avvenimenti che hanno scosso Avola e la nazione tutta per la carica dirompente che essi hanno, sollevano anche altri problemi che pur presentandosi con particolare gravità in queste ed altre zone del Mezzogiorno, sono problemi di ordine generale che riguardano direttamente un impegno del ministro del Lavoro in quanto tale e a nome del governo di cui fa parte ed è espressione.
Nella realizzazione del programma di governo, io desidero in primo luogo ribadire l’impegno di attuazione dello Statuto dei lavoratori e cioè di una politica legislativa per i lavoratori che si deve articolare in una serie di leggi. a) Si tratta in primo luogo di riconoscere uno statuto al sindacato nell’impresa quale normale e necessario interlocutore della parte imprenditoriale e saranno predisposte norme dirette a facilitare la contrattazione collettiva e la soluzione delle vertenze perché non debba ripetersi quanto è avvenuto ad Avola; saranno inoltre garantiti e tutelati i diritti della personalità del lavoratore nei posti di lavoro; b) si intende rendere effettiva la tutela dei diritti dei lavoratori promuovendo anche un sistema di giustizia del lavoro rispondente alle esigenze di giustizia di un Paese civile; c) sarà prevista una adeguata tutela delle categorie sottoprotette specialmente necessaria nei settori nei quali la difesa sindacale è più debole; d) si procederà ad adeguare il sistema di formazione professionale oggi vigente alle esigenze di una politica attiva della mano d’opera inserita nel più generale contesto di una politica di piano. ...
Se vogliamo che il sangue di lavoratori come Giuseppe Scibilia e Angelo Sigona non abbia più a scorrere come conseguenza di conflitti di lavoro, dobbiamo allora garantire alla forza pubblica mezzi adeguati ma che non siano tali da provocare nocumento all’integrità fisica e alla vita delle persone. Questo episodio si iscrive nella storia tanto frequentemente punteggiata dalla tragedia e dal martirio, dalla lotta per il progresso dei lavoratori e della società. Ma noi dobbiamo fare in modo che tali sacrifici non debbano ripetersi. Assumo dinanzi a tutti solennemente l’impegno di fare, con netta determinazione, quanto è possibile fare per affermare in modo profondo i valori della giustizia e della libertà nei rapporti di lavoro e nelle condizioni dei lavoratori”.
Nonostante tutte queste prese di posizione, però, il 9 aprile 1969 la polizia spara ancora a Battipaglia mentre è in corso la protesta per la chiusura del locale tabacchificio. Brodolini, gravemente malato (morirà a breve), forza i tempi per l’approvazione dello Statuto con una febbrile attività.
La Commissione lavoro del Senato prepara e il Consiglio dei ministri approva il disegno di legge da presentare in Aula, integrando il testo base di Brodolini e Giugni, con molti articoli ripresi dai disegni legge del Pci e dello Psiup, rafforzando la parte relativa ai diritti individuali dei lavoratori.
L’11 dicembre il disegno di legge del governo è approvato in prima lettura dal Senato. Votano a favore i partiti di centro-sinistra e i liberali, si astengono - con opposte motivazioni - Msi da una parte, Pci, Psiup e Sinistra Indipendente dall’altra. Il giorno dopo, 12 dicembre, esplodono le bombe alla Banca dell’Agricoltura a Milano: è la strage di Piazza Fontana.