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Il decreto che avvia la riforma della Pubblica amministrazione, il testo sulle "misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l'efficienza degli uffici giudiziari", entrato in vigore il 25 giugno, presenta subito alcuni aspetti controversi sui quali interviene il sindacato, in particolare la Cgil, sia a livello confederale che di categoria.
La prima critica mossa dal sindacato è relativa al provvedimento che dovrebbe (il condizionale è d'obbligo) tagliare le bollette energetiche per la Pmi. “Del taglio della bolletta elettrica ne godranno soltanto il 15% delle piccole e medie imprese, senza il riscontro di alcun beneficio. Il tutto mentre il Francia si fanno operazioni di altra natura che produrranno una diminuzione della bolletta elettrica del 50% per gli 'energivori'”, afferma il responsabile Politiche energetiche della Cgil, Antonio Filippi, in merito al decreto 'taglia bollette'.
Infatti, spiega il dirigente sindacale, “la stragrande maggioranza delle Pmi operano con soglie di potenza inferiore ai 16,5 Kw previsti dal decreto, quindi nessun beneficio verrà riscontrato. Ma anche per le aziende che beneficeranno è improbabile che lo sconto possa essere determinante per la competitività vista la bassa dimensione della cifra”. Cosa diversa invece, fa notare Filippi, “si è decisa in Francia dove il regolatore dell'energia francese ha deliberato un'eccezionale riduzione pari al 50% della bolletta elettrica per le imprese energivore, ovvero tutte quelle soggette a una forte concorrenza internazionale. Un modo per migliorare la competitività delle imprese e mantenere la loro posizione nel sistema produttivo, oltre ad evitare la delocalizzazione degli impianti in altri Paesi”.
Il secondo problema sollevato dal sindacato riguarda invece i medici e le nuove regole sul loro pensionamento. "L'articolo 1 del testo del DL 90 sulla Pubblica Amministrazione consente alle aziende sanitarie di mandare in pensione i dirigenti medici con 42 anni e 6 mesi di contributi, 41 anni e 6 mesi per le donne. Una norma che, in assenza dell'automatismo sull'assunzione di giovani medici, rischia di provocare una perdita di ulteriori 7mila unità per il servizio sanitario nazionale". A lanciare l'allarme è Massimo Cozza, segretario nazionale Fp-Cgil Medici.
"La norma - spiega Cozza - è già entrata in vigore e riguarda in particolare i dirigenti medici, che in gran parte hanno riscattato circa 10 anni di laurea e specializzazione. Secondo le nostre stime, basate sul Conto annuale della Ragioneria Generale dello Stato, sono circa 7mila i medici che potrebbero rientrare nel pensionamento". "Riteniamo sbagliato che una tale norma preveda l'arbitrarietà da parte delle aziende nel decidere quali medici mandare in pensione e quali no - conclude Cozza - Una criticità in linea con la logica di asservimento della dirigenza pubblica alla politica che pervade il progetto sulla pubblica amministrazione del Governo Renzi".
Infine, la terza critica è mossa da Cgil e Fisac e riguarda il nodo della riorganizzazione delle Autorità indipendenti. "La scelta del Governo di includere nel decreto 90/14 il tema della riorganizzazione delle Autorità indipendenti in un unico articolo è sbagliata e contraddittoria", affermano in una nota il segretario confederale della Cgil, Fabrizio Solari, e il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale, aggiungendo che: “Le Autorità indipendenti svolgono compiti di vigilanza fondamentali in campo finanziario e di regolazione in settori importanti dell'economia italiana derivanti dal diritto comunitario. Il decreto non sembra considerare questi elementari presupposti, accorpando in un unico intervento Autorità che svolgono funzioni diverse di vigilanza e regolazione, relative a settori distinti”.
Nel merito, aggiungono i due dirigenti sindacali, “sottolineiamo che i punti più critici sono costituiti dalle misure relative alle procedure concorsuali che, così come scritte, sembrano fare salve quelle per chiamata diretta e similari, chiaramente in contraddizione con l'alto profilo professionale richiesto dalle Autorità indipendenti. Preoccupazione confermata dalla equiparazione dei commissari e dei dirigenti a tempo indeterminato ai fini delle incompatibilità, senza nulla dire di quelli a termine, quasi a volere nuovamente legittimare procedure a chiamata diretta e non concorsuali”.
Allo stesso tempo, continuano Solari e Megale, “non convince, e per questo va cambiato, l'approccio seguito per la unificazione delle sedi e delle funzioni strumentali. Nel primo caso sembra che il Governo non sia a conoscenza o consapevole del tutto che esistono sedi nazionali in importanti città, come Napoli e Milano, inserite nel contesto di sviluppo locale che vanno mantenute. Per le funzioni strumentali consigliamo al Governo un approfondimento per quelle Autorità di Vigilanza che hanno riferimenti europei e rilevano un delicato problema di sicurezza nella gestione dei dati e dei programmi informatici”. Inoltre, proseguono, “vogliamo anche segnalare, ma il processo è tutto da realizzare, la modifica della governance della Consob con il ritorno ai 5 commissari: una misura che riconosce il merito delle iniziative condotte dalla nostra organizzazione confederale e di categoria”. In conclusione, chiudono Solari e Megale, “la Cgil e la Fisac non si sottraggono allo sforzo di risanamento che deve coinvolgere tutto il paese ma neanche intendono venire meno ad una denuncia per la approssimazione che caratterizzano queste misure”.