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Si è concluso con un nulla di fatto, l’incontro che si è tenuto oggi (17 dicembre) presso il ministero dello Sviluppo economico tra Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs e i rappresentanti di Margherita Distribuzione Spa, la denominazione sociale che ha messo insieme per conto di Conad tutta la rete ex Sma e Auchan. Dopo la rottura delle trattative del 9 dicembre scorso e la proclamazione di un pacchetto di 16 ore di sciopero, otto delle quali si terranno sull’intero territorio nazionale il prossimo 23 dicembre, il confronto era stato convocato dal ministero per cercare di riaprire il dialogo, ma così non è stato.
“Nonostante le reiterate disponibilità delle organizzazioni sindacali ad entrare realmente nel merito di una vicenda societaria quanto mai complessa, e ad attivare i necessari interventi di ricorso agli ammortizzatori sociali conservativi (soprattutto contratto di solidarietà difensivo) i rappresentanti di parte aziendale si sono trincerati dietro slogan di circostanza e confermato la loro chiusura”, racconta Alessio Di Labio segretario nazionale della Filcams Cgil.
È indispensabile chiarire, quanto prima: quale sarà l’impegno di Conad per offrire alternative occupazionali alle lavoratrici e ai lavoratori attualmente occupati e che subiranno delle riduzioni in termini di superficie di vendita; quale sarà il destino dei format non compatibili col sistema organizzativo e quale sarà l’impegno delle cooperative di sistema (Conad Nord Ovest, Dettaglianti alimentari organizzati, Conad Centro Nord, Commercianti indipendenti associati, Pac2000A, Conad Adriatico e Conad Sicilia), verso i lavoratori dell’ex gruppo Auchan impiegato nelle sedi di Rozzano, Osimo, Roma, Vicenza e Brescia e negli 11 centri logistici a servizio della rete commerciale Sma Simply ed Auchan, che svolgono attività e funzioni sovrapponibili a quelle attualmente garantite dal personale Conad.
Sia i rappresentanti di Ancd che di Margherita continuano a non dare risposte, mentre il ministero per lo Sviluppo economico ha invece sottolineato quanto auspichi che per la gestione degli esuberi vengano privilegiati gli strumenti di ammortizzazione sociale a carattere collettivo e condivisi con i sindaci e i rappresentanti delle Regioni presenti (Veneto, Campania, Puglia, Piemonte, Abruzzo, Lazio e Lombardia). Resta quindi confermato lo sciopero nazionale del 23 dicembre prossimo: “Una situazione gravissima – conclude Di Labio –, la condotta aziendale è inaccettabile, non si può pensare di acquisire un gruppo che nel 2018 ha realizzato circa quattro miliardi di euro senza sapere bene cosa farne”.