“Sono un’educatrice del convitto nazionale di Arezzo e appartengo al sindacato della conoscenza. Ogni ministro dell’Istruzione smantella le riforme precedenti e promuove nuove leggi. Abbiamo subìto vari tentativi di rendere la scuola più efficiente". Così Luisa Attaguille, educatrice scolastica, delegata Flc Cgil Toscana. "Ogni riforma però non ha inciso – ha aggiunto –, perché è stata varata solo con due parametri di riferimento: uno economico e uno ideologico, entrambi di matrice liberista. Appartengo al vasto mondo degli statali cosiddetti privilegiati, che non meritano neanche un rinnovo contrattuale. E nemmeno le nostre strutture sono a norma. Siamo ‘invisibili‘ alle leggi si stabilità e di bilancio, per noi ci sono solo tagli, da decenni. Siamo quelli che per alcuni devono offrire un servizio alla collettività anche senza personale, pur di garantire un parcheggio alle famiglie.

 

Eppure, le scuole sono un luogo di crescita personale e culturale e dobbiamo garantire un futuro ai nostri ragazzi. Secondo la nuova riforma pensionistica, riceveremo il nostro Tfr solo dopo 24 mesi dall’andata a riposo e la ‘quota 100’ non affronta i veri temi della previdenza, come ad esempio il lavoro discontinuo, tipico degli insegnanti precari e dei collaboratori scolastici. Siamo quelli che non rischiano le vite nei cantieri, però abbiamo l’edilizia scolastica a pezzi, che richiederebbe un piano straordinario di interventi. Siamo quelli che sovrintendono le ‘classi pollaio’ dopo l’avvenuto taglio di 150.000 insegnanti. Siamo quelli che risultano sempre inefficaci ogni volta che si parla di un nuovo contratto”.

“Però non ci arrendiamo e crediamo alla possibilità di determinare le nostre condizioni di lavoro per arrivare ad avere lo stesso diritto di trattamento dei nostri colleghi europei. Ma non ci sono investimenti concreti nella scuola, università e ricerca, perché questo Paese non ci crede nel nostro settore e continua a mantenere precari oltre 100.000 persone e ogni anno si ripete un valzer continuo di ricatti e di cattedre. Ci vorrebbe la formazione continua, ma non si fa. È uno Stato che fa lavorare, ma non stabilizza. Anzi, molte attività vengono addirittura esternalizzate. Proprio la conoscenza serve a sgretolare le ineguaglianze, mentre da noi si pensa a sgretolare la nazionalità dell’istruzione e la si intende regionalizzare. Se si vuole che ogni scuola sviluppi progettazione e autonomia, c’è bisogno di una cornice unitaria. Siamo fieramente diversi, ma vogliamo garantire a tutti una tutela nazionale. Siamo quelli solidali, e vogliamo una scuola pubblica, laica e democratica, così come ha stabilito la nostra Costituzione: bambini tutti uguali e tutti diversi, nel contempo. Bisogna ribadire che tutto il nostro settore risponde ai valori dell’antifascismo, dell’antirazzismo e dell’antisessismo. Potranno chiudere i nostri porti, ma le nostre scuole saranno sempre aperte”, ha concluso la delegata.