Il mese di settembre è alle porte e con esso il massimo traffico cittadino: uno dei più importanti da affrontare è l’organizzazione del servizio di adduzione alle nuove linee tranviarie. Secondo Michele Lulurgas (Rsu Ataf , Filt Cgil): “I dati sono chiari e inequivocabili, e chiariscono una volta per tutte, se ancora ce ne fosse bisogno, che non sono gli autisti Ataf ad essere responsabili dei disservizi e delle corse saltate, ma che gli orari spesso non sono realistici e portano ad indicare negli orari corse che alla fine diventano virtuali. Servono tempi di percorrenza realistici per offrire alla cittadinanza un servizio affidabile”.
Secondo la Rsu aziendale in vista della riprogettazione della rete "non può essere rimandato il problema dei tempi di percorrenza delle linee, troppo spesso inadatti alle condizioni di traffico e non realizzabili su strada. Il tempo di percorrenza determina le partenze dai capolinea e i passaggi alle fermate, se non è corretto impedisce la regolarità di esercizio e causa una forte pressione negativa sia sul conducente che sugli utenti di quel servizio, i quali finiscono per innervosirsi proprio verso l’autista".
Per i delegati, "dare poco tempo di percorrenza a una linea a nostro avviso è una sorta di mobbing, in quanto 'invita ad accelerare il ritmo di guida oltre le reali condizioni della strada, che solo il conducente può valutare. In aggiunta a questo bisogna considerare il poco tempo di sosta al capolinea (due minuti) che non permette al bus nessun recupero del ritardo accumulato e all’autista nessun recupero psico-fisico. Un esempio lo abbiamo sul servizio festivo, tiratissimo nei tempi e poco funzionale ai bisogni di spostamento della cittadinanza".