PHOTO
"Come organizzazioni sindacali di Terni apprendiamo con stupore tramite agenzie stampa della proposta formulata dall’Amministratore Delegato di AST rispetto alle loro disponibilità a trattare su contratto e mobilità. Riteniamo che oltre al merito di quanto proposto, che chiaramente rappresenta un pezzo di discussione non scollegato dagli impegni sul piano industriale ancora ad oggi inesistenti, c’è un problema di metodo sul come si stà svolgendo il negoziato". Con queste parole nel tardo pomeriggio di mercoledì 1 ottobre i sindacati dei metalmeccanici ternani hanno bollato come inaccettabile il comportamento della multinazionale ThyssenKrupp che, sempre nella giornata di mercoledì, a trattativa ancore apertissima (e "appesa a un filo", secondo la Fiom), ha fatto trapelare notizie sulla sua nuova proposta attraverso l'agenzia di stampa Adnkronos.
Questa consisterebbe, secondo quanto riporta Adnkronos, in una nuova procedura di mobilità, in base alla legge 223/91, per un massimo di 290 dipendenti. Ad ognuno dei dipendenti messi in mobilità verrebbe riconosciuto un incentivo all'esodo così suddiviso: ove l'adesione alla messa in mobilità avvenisse entro il 28/12/2014, 80.000 euro; ove l'adesione alla messa in mobilità avvenisse dal 29/12/2014 in poi, 50.000 euro.
Contestualmente con l'apertura della procedura di mobilità sarebbe anche concessa la Cigs per un periodo di un anno e successivamente confermata per il periodo di un ulteriore anno fino al 30/09/2016. Confermata invece la procedura di mobilità aperta nel Novembre 2013 nei termini previsti.
"E’ veramente singolare che le organizzazioni sindacali debbano apprendere dalla stampa le proposte aziendali quando, nei confronti svolti in questi giorni, tali proposte non sono mai state formulate ufficialmente alle organizzazioni stesse - scrivono in una nota unitaria i sindacati ternani dei metalmeccanici - Tale atteggiamento conferma quanto da noi sostenuto relativamente alla reale volontà da parte aziendale di discutere e di fare accordi, quando invece vuole solo applicare il suo piano industriale che prevede esclusivamente tagli, sacrifici ed indebolimento delle produzioni ternane. Come organizzazioni sindacali di Terni - conclude la nota -denunciamo con forza quanto si sta determinando e crediamo che tali atti provocatori ed irrispettosi da parte aziendali potrebbero avere ripercussioni sul buon esito del negoziato".
Contemporaneamente sempre nella giornata di mercoledì 1 ottobre è arrivata dalla Cgil di Terni un'altra grave denuncia: "Il managment della TK AST di Terni - afferma la Camera del Lavoro - ha unilateralmente sospeso alcuni contratti di appalto. La sospensione, senza nessun preavviso, è sopraggiunta con una trattativa ancora in corso. L’arroganza del management è tanto più grave perché lesiva del lodo ministeriale che impegnava le parti a non porre in essere atti unilaterali sino al 4 ottobre 2014. All’uscita forzata dei lavoratori dello stabilimento, abbiamo chiesto chiarimento ma a tutt’ora non vi è alcuna risposta né dalle ditte interessate, né dalla direzione AST".
"Non vorremmo - conclude la nota - che questo atteggiamento che ha messo fuori dal sito decine di lavoratori, sia soltanto l’inizio del cammino verso una balcanizzazione del mondo degli appalti all’interno del sito di Viale Brin. Se così fosse l’AST si mette in netta contraddizione con il protocollo sulla sicurezza sottoscritto e rinnovato negli anni.
I Lavoratori delle ditte terze sono stati al fianco dei lavoratori AST nell’intera vertenza, pertanto nel proseguire ci riserviamo di mettere in atto le azioni che riterremo più opportune già dai prossimi giorni".