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Che il difficile sarebbe cominciato il giorno dopo la firma del sudatissimo accordo su Ast Terni, i sindacati lo avevano detto subito. E ora quelle difficoltà previste si stanno materializzando, sia nel funzionamento interno della fabbrica di acciai speciali, sia nel complesso sistema dell'indotto dove si temono chiusure e licenziamenti.
Per questo le organizzazioni sindacali di Terni hanno chiesto nei giorni scorsi in maniera ufficiale alla direzione aziendale "una verifica rispetto agli andamenti di bilancio, produttivi e di assetto impiantistico dell'intero gruppo". Analoga iniziativa è stata intrapresa nei confronti delle istituzioni "per dare seguito e concretezza agli impegni sottoscritti nell'accordo di dicembre" firmato al ministero dello Sviluppo economico. Fim, Fiom, Uilm, Fismic e Ugl esprimono infatti preoccupazione rispetto "alla riorganizzazione e gestione di alcuni enti strategici e fondamentali" per il raggiungimento degli obiettivi indicati nell'accordo.
In particolare i sindacati ritengono "che quanto si sta determinando e modificando nel settore degli approvvigionamenti, del commerciale, della programmazione produttiva e della gestione impiantistica, richieda modalità e procedure diverse da quelle che si stanno applicando in questi giorni". Intanto, giovedì 22 gennaio hanno preso il via le riunioni, reparto per reparto, previste fino al 4 febbraio per discutere la riorganizzazione interna dell'attività anche in virtù delle oltre 300 uscite volontarie di dipendenti dell'azienda.