"È noto a tutti che toccare l'articolo 18 significa andare a un violento scontro sociale. Come tutte le cose che dividono, può servire anche ad unire una vasta area di centro che peschi anche nel Pd e metta nell'angolo il sindacato, la vecchia sinistra e in definitiva il bipolarismo". A dirlo è Michele Tiraboschi intervistato da QN. Per il giuslavorista, l'avere sollevato il tema dell'articolo 18 è un'operazione puramente politica.

"In un momento di incertezza e di grave crisi economica, ingaggiare battaglie ideologiche come quella sull'articolo 18 non può che alimentare la violenza", avverte Tiraboschi, secondo cui "non si può sostenere che i corpi intermedi e i sindacati siano inutili. Sul mercato del lavoro sono forze strategiche: senza il dialogo c'è solo lo scontro e si finisce per calare dall'alto proposte fatte da intellettuali da salotto come quella sul contratto unico".

Anche Pietro Ichino, giuslavorista e senatore del Pd, torna sui temi del lavoro in un'intervista alla Stampa. A suo giudizio, la polemica "serve a troncare il discorso sul nascere, a creare uno sbarramento nell'opinione pubblica". "Certo che esiste" sulle buste paga "un problema fiscale. Ma per aumentare i salari occorre anche aumentare la domanda di lavoro. E oggi, per aumentare la domanda di lavoro, non abbiamo altro mezzo possibile che aprire il paese agli investimenti stranieri. Anche per questo è importante allineare il nostro diritto del lavoro ai migliori standard internazionali".

Secondo Ichino, il punto è "il difetto di formazione e l'indifferenza della retribuzioni al risultato: questa resta la regola in troppi contratti di lavoro, pubblici e privati. Per uno stipendio basso, che matura comunque, ci sono sempre lavoratori che si impegnano a fondo, se non altro per rispetto verso se stessi; allo stesso tempo, ci sono altri che se la prondono comoda, fino al limite, raro per fortuna, del non far nulla. Una più marcata iniezione di meritocrazio farebbe bene a tutti".

Quanto alla proposta del contratto unico, Ichino sottolinea la sua preferenza per la versione del progetto firmato "dal collega del Pd Nerozzi, perché - spiega - la considero comunque un passo avanti. Però non mi piace quella soglia dei tre anni di anzianità oltre i quali torna ad applicarsi l'art. 18: rischia di trasformarsi in una tagliola".

"Nel mio progetto tranne qualche eccezione, tutti i lavoratori devono essere assunti subito a tempo indeterminato e tutti godono fin dall'inizio dell'articolo 18 contro le discriminazioni. Certo, nessuno è inamovibile; ma a chi perde il posto per motivi economici o organizzativi viene garantita sicurezza economica e professionale secondo standard scandinavi".