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Migliaia di banchi, nelle piazza, nei luoghi di lavoro, tra la gente, su tutto il territorio nazionale. E' il risultato della giornata straordinaria di raccolta firme per una legge di iniziativa popolare sugli appalti della Cgil. Una tappa importante di una campagna promossa dal sindacato di corso d'Italia, e partita il 12 febbraio scorso ad Aosta. Obiettivoè la raccolta di almeno 300.000 firme a sostegno di una legge che regolamenti una volta per tutte la giungla degli appalti nel nostro paese e che permetta a tre milioni e mezzo di lavoratori di godere di diritti fondamentali.
“Il nostro è un vero e proprio tour dei diritti. Siamo partiti da Aosta, oggi il nostro furgone è in Sardegna, poi arriverà in Umbria e nelle Marche. E continuerà il suo viaggio fino ad arrivare in Sicilia”. A parlare è Moulay El Akkioui, della Cgil nazionale, coordinatore della campagna. “Oggi – continua El Akkioui - abbiamo organizzato una giornata nazionale per la raccolta firme. La nostra legge è una sfida per tutta la società italiana. Questo è un problema serio che riguarda tutti i cittadini. Gli appalti sono attualmente il seme della corruzione e della malavita che appesta questo paese. La Cgil si è impegnata per mettere fine a questo cancro che sta travolgendo l'economia italiana”.
“Il campo degli appalti, privati e pubblici occupa centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori per i quali la Cgil chiede la garanzia dei trattamenti e la tutela occupazionale nei cambi di appalto. Inoltre si ritiene necessario il contrasto alle pratiche di concorrenza sleale tra le imprese che si ripercuote sul lavoro e sui servizi alla cittadinanza – sottolinea Silvia Ioli, segretaria generale Cgil Roma sud Pomezia Castelli – Nel nostro territorio la raccolta delle firme per la proposta di Legge popolare sugli appalti assume, in questa fase, carattere di priorità e di urgenza in vista della prossima scadenza per la presentazione delle firme”.
“Purtroppo non è una novità. Già c'erano stati altri arresti nell'indagine partita da Firenze. Non ci aspettiamo certo i nuovi arresti da un giorno all'altro, ma di sicuro lo avevamo previsto e denunciato”. A dirlo è invece Marco Benati, segretario generale della Fillea di Firenze, parlando ai microfoni di RadioArticolo1 del recente scandalo che ha coinvolto il capoluogo toscano per i lavori della sotto-attraversamento Tav. “L'abbiamo previsto - spiega - perché la gestione degli appalti così com'è non va bene, se chi controlla viene nominato da un general contractor che deve essere controllato. È un corto circuito che purtroppo non è l'eccezione, è la regola”. Se il cantiere fosse a regime, “oggi avremmo circa 250 lavoratori in più”, conclude il sindacalista ricordando la giornata nazionale di raccolta firme per una legge popolare che cambi le leggi sugli appalti.
“Il settore delle telecomunicazioni è uno di quelli più esposti alla politica degli appalti in Italia. A Palermo, un esempio lampante è quello di Almaviva Contact, che ha sì ottenuto una commessa da parte di Wind, ma non è tutto oro quel che luccica. C'è una riserva da sciogliere, che riguarda lo sconto del 14% richiesto da Wind. In questo caso si andrebbe a toccare il costo del lavoro di dipendenti che sono nati e moriranno part-time. Non ci sono accordi aziendali in Almaviva, e i lavoratori subiscono i contraccolpi. Con una legge sugli appalti vera la situazione si sarebbe risolta senza perdita dei posti di lavoro o dei salari”. E' invece l'opinione di Rosalba Vella, della segreteria Slc Cgil diPalermo.
“A causa di un cambio di appalto, a settembre scorso, è cambiato il servizio di distribuzione pasti delle scuole passato da Manutencoop a Cir. Però non si riusciva a capire se fosse un cambio oppure un nuovo appalto e ci sono stati molti problemi per mantenere tutti i posti di lavoro. Per questo è importante la clausola sociale". E' l'esperienza di Tatiana Annovi, lavoratrice di Manutencoop Servizi Scolastici a Carpi (Modena). “Alla fine - racconta Annovi - la situazione si è risolta davanti all'Ufficio provinciale del lavoro, ma tante volte ci sono problemi per la riassunzione del personale quando, come nel nostro caso, ci sono due contratti nazionali diversi di riferimento, cioè turismo e multiservizi. Per questo è importante la legge proposta dalla Cgil”, conclude.
“Negli ultimi anni, io ho avuto vari contratti. Alcuni contratti fantasma, cioè che non esistevano, contratti a partecipazione, cioè a consegna. Sempre senza malattia, senza ferie, senza diritti. Fino ad oggi che, anche grazie al sindacato, riusciamo a racimolare uno stipendio degno di questo nome. Eppure il nostro contratto ci copre solo per 6 ore, la metà di quello che effettivamente lavoriamo. Con trasferte, tredicesima spalmata e buoni pasto riusciamo a oggi a raggiungere uno stipendio decente”. Ha invece raccontato Antonio Morrone, corriere, lavoratore in appalto in Umbria. “Noi siamo precari a tempo indeterminato- continua Morrone - in tre anni abbiamo cambiato 4 diversi appalti, con tutti gli interrogativi e i patemi d'animo connessi. Come corrieri, tra l'altro, noi non abbiamo un contratto di categoria, ma siamo assunti come autisti anche se facciamo un mestiere diverso. La legge proposta dalla Cgil potrebbe aiutarci molto, così come la contrattazione nazionale”.
Partecipata iniziativa pubblica questa mattina all’Università di Messina organizzata dalla Camera del Lavoro territoriale, All’incontro che ha registrato l’intervento del segretario confederale Franco Martini, presenti lavoratori e delegati delle realtà lavorative del territorio. Il segretario generale della Cgil di Messina, Lillo Oceano, ha evidenziato come ci sia “la forte necessità di ripristinare diritti fondamentali e cancellare gravi limiti” e come il sindacato rappresenti un importante riferimento per i lavoratori, per i tanti lavoratori precari e con scarse tutele come quelli degli appalti. “Il settore degli appalti ormai rappresenta una buona parte dell’economia locale”, ha sottolineato il segretario confederale Cgil Messina Pino Foti.