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Indetto per venerdì 20 luglio lo sciopero nazionale del personale delle aziende che operano nel settore degli appalti ferroviari (come pulizia, ristorazione e accompagnamento notte per i treni con vagoni letto). A motivare la protesta, proclamata da Filt Cgil, Cisl Reti, Uiltrasporti, Ugl Trasporti e Fast, sono “le varie aree di crisi presenti sul territorio nazionale nel settore degli appalti di servizio del gruppo Ferrovie dello Stato, da tempo segnalate al gruppo, che a oggi non riscontrano risposte positive”.
I sindacati lamentano “l'affidamento dei lotti messi a gara con ribassi eccessivi, i cambi continui delle imprese alle quali vengono affidati i servizi, la mancata applicazione delle clausole sociali e occupazionali in palese violazione del dlgs 50/2016 e s.m.i e del contratto di lavoro, l'esaurimento degli ammortizzatori sociali introdotti dal dl 148/15”. Tutto ciò, concludono le organizzazioni dei lavoratori, determina, “in un settore già colpito negli anni da una crisi pesante, ulteriore effetti occupazionali negativi che potrebbero creare tensioni sociali nel paese”.
I LICENZIAMENTI IN LIGURIA
Sono un centinaio i posti di lavoro a rischio in Liguria, su complessivi 450 lavoratori attivi negli appalti ferroviari. “Su tutte le aziende appaltatrici sono attivi gli ammortizzatori sociali, che scadranno in settembre: circa il 20 per cento degli organici è considerato in esubero, a seguito degli ultimi cambi di appalto”, spiegano in una nota Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti Uil, Ugl trasporti e Fast mobilità. “I ribassi con i quali vengono aggiudicati di volta in volta i vari lotti – proseguono i sindacati – nei quali sono state frammentate le attività, hanno determinato la necessità di applicare in maniera consistente i contratti di solidarietà, mentre l'irrigidimento delle norme pensionistiche non ha permesso un'adeguata fuoriuscita dei lavoratori in eccedenza”. In occasione dello sciopero nazionale, si tiene un volantinaggio (dalle ore 10 alle 12) presso la stazione di Genova Principe.
Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti Uil, Ugl trasporti e Fast mobilità ricordano che nelle province di Savona e Genova è “già stata aperta la prima procedura di licenziamento collettivo per 15 dipendenti della ditta Boni, che rischia di essere solo la prima di una lunga serie se non si troverà una soluzione al rinnovo degli ammortizzatori nel settore”. I sindacati liguri chiedono alle società del gruppo Ferrovie dello Stato, visti i notevoli risparmi ottenuti con le aggiudicazioni con ribassi d'asta a nostro avviso eccessivi, di affidare nei limiti di legge lavorazioni aggiuntive alle ditte in appalto, per riassorbire gli esuberi”. E concludono sottolineando che “Trenitalia ha compiuto sinora alcune scelte irresponsabili, che oltre a determinare un aumento, invece che una riduzione degli esuberi, stanno anche producendo un decadimento della qualità delle pulizie dei treni del trasporto regionale”.
LA PROTESTA IN EMILIA ROMAGNA
In occasione dello sciopero, i sindacati dei trasporti dell'Emilia Romagna hanno organizzato un presidio a Bologna, l'appuntamento è alle ore 9 presso il piazzale antistante la Stazione centrale. "Nella nostra regione, nell'ambito delle assegnazioni di gara (in particolare in quelle della pulizia dei treni) stiamo assistendo alla spartizione di medesimi lotti d'appalto tra più soggetti, venendo a mancare i vantaggi che si possono generare in termini di economie di scala", scrivono Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti Uil, Ugl trasporti, Orsa e Fast mobilità: "A seguito di questo 'spezzatino' è sistematica la dichiarazione di esuberi da parte delle aziende col sempre più frequente ricorso ai contratti di solidarietà, o addirittura applicazioni di contratto di lavoro diversi da quello del settore delle attività ferroviarie. Una situazione che riteniamo possa anche vanificare gli ingenti investimenti e sforzi che la Regione Emilia Romagna ha messo in campo nel settore nell'ultimo mandato". I sindacati rimarcano che "in questo contesto si aggiungono le gravi ricadute occupazionali che si sono generate e che si genereranno, a seguito del ridimensionamento di attività e della progressiva chiusura di impianti, come già avvenuto per i Ferrotel presenti in regione (con la sola esclusione di Bologna centrale) e la dismissione dell’Omc (ex Ogr) di Bologna, in via Casarini. Bisogna porre fine a questa degenerazione di sistema, a tutela del mantenimento dei livelli occupazionali".
LA SITUAZIONE IN UMBRIA
"Nella nostra regione i lavoratori di questo settore sono circa 90, suddivisi in cinque appalti, tutti oggi interessati da contratti di solidarietà, e nei quali la preoccupazione per possibili ripercussioni occupazionali è molto forte", illustrano Sandro Gentili e Ivano Bruschi della Filt Cgil Umbria: "Già da tempo denunciamo questa frammentazione degli appalti che ancora di più, in una regione piccola come la nostra, non produce altro che difficoltà per le aziende, che poi si traducono in esuberi". Gentili e Bruschi, dunque, chiedono "un intervento di carattere regionale per interrompere la pratica degli appalti al massimo ribasso, scongiurando il rischio di esuberi e di abbassamento della qualità del servizio", rivolgendo anche un appello ai parlamentari umbri "affinché portino all’attenzione del governo le istanze di questi lavoratori”.
IL CASO: SIRACUSA
Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti Uil denunciano la situazione di particolare difficoltà del settore a Siracusa. “Tutto l’indotto ferroviario della Stazione centrale e dello Scalo Pantanelli vede la presenza di aziende in appalto. Si tratta di circa 400 dipendenti: in tutte le aziende appaltatrici sono attivi gli ammortizzatori sociali, con organici in esubero a seguito dei cambi appalto effettuati al massimo ribasso, con cambi continui e mancata applicazione delle clausole sociali e occupazionali", spiega un comunicato unitario: "Tutto questo a discapito dei lavoratori che vedranno come risultato la riduzione e, in alcuni casi, anche la cancellazione dei diritti contrattuali e l'applicazione massima dei contratti di solidarietà, mentre l’irrigidimento delle norme pensionistiche non ha permesso un’adeguata fuoriuscita per pensionamento dei lavoratori in eccedenza".