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Purtroppo, le previsioni di Inca Cgil sulle tante, troppe domande respinte di Ape sociale si sono avverate. I dati comunicati dal direttore generale dell'Inps, Gabriella Di Michele, alla commissione Lavoro della Camera, confermano quanto era stato preannunciato nel dossier del patronato della Cgil il 12 ottobre scorso. “Il 70% delle domande respinte dicono sostanzialmente che – osserva Morena Piccinini, presidente Inca – ci sono problemi sostanziali di interpretazioni delle norme, che vanno risolti. L’auspicio è che gli ulteriori chiarimenti, non ancora noti, ma comunque forniti ad Inps dal ministero del Lavoro soltanto dopo la denuncia di Inca, vadano nella direzione di un allargamento della platea dei beneficiari”. “Quanto alle risorse già stanziate per una platea previsionale di circa 60 mila domande, e che inevitabilmente resteranno inutilizzate – aggiunge – pretendiamo che vengono ugualmente spese per consentire a tanti disoccupati, invalidi e precoci di essere riammessi, come è giusto che sia”.
Per la presidente dell’Inca quanto sta succedendo sull’applicazione dell’Ape sociale resta “inaccettabile e non cancella le responsabilità sui ritardi con cui Inps e Ministero del lavoro stanno cercando di porvi rimedio, ammesso che le nuove disposizioni ministeriali siano effettivamente estensive e non invece rivolte a togliere da una imbarazzante quanto davvero poco comprensibile posizione in cui si è ficcata Inps”. “Il riesame delle domande respinte, promesso dall’istituto previdenziale – afferma ancora Piccinini – deve essere fatto applicando correttamente la normativa e non con arbitrarie interpretazioni, che rischiano di vanificare lo spirito della legge istitutiva dell’indennità Ape sociale e, soprattutto, ad azzerare le già magre aspettative di numerosi lavoratori, che versano in precarie condizioni occupazionali, ultrasessantatreenni, ai quali va riconosciuto il sacrosanto diritto di poter anticipare il pensionamento di tre anni”.
Per l'Inca, insomma, sull’Ape sociale si è già perso molto tempo. Si doveva partire il 1° maggio, ma il decreto applicativo è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale soltanto il 17 giugno, con oltre un mese e mezzo di ritardo, senza però modificare la data di scadenza per la presentazione delle domande, che è rimasta confermata al 15 luglio. A disposizione degli Istituti abilitati nell’inoltro delle richieste, sono rimasti poco più di venti giorni lavorativi effettivi (escludendo i fine settimana) per svolgere l’attività di tutela individuale. Da allora, gli uffici territoriali del patronato, ricordano all’Inca, sono stati presi letteralmente d’assalto e hanno dovuto fronteggiare gli inevitabili stop end go delle procedure informatiche, che pure erano state predisposte da Inps, a suo dire, molto tempo prima.
Anche considerando come attenuante la pausa estiva, si è arrivati a settembre quando oramai gli errori interpretativi delle norme cominciavano a produrre un numero significativo “sospetto” di domande respinte. Ciononostante, soltanto il 9 ottobre, cioè tre giorni prima della pubblicazione del dossier di Inca e sei giorni prima della scadenza del 15 ottobre, l’Inps si è attivata presso il ministero del lavoro per chiedere chiarimenti interpretativi. Risultato: l’applicazione dell’Ape sociale, che pure doveva partire il 1° maggio, ha accumulato quasi 6 mesi di ritardo; ancor di più ne ha già maturati l’Ape volontario, il cui decreto è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale soltanto il 17 ottobre scorso. Anche questo provvedimento non può dirsi completamente fruibile perché mancano ancora le convenzioni con le associazioni bancarie e assicurative.
Insomma, dalla legge di Bilancio 2016, che ha introdotto l’indennità Ape sociale e l’anticipo finanziario a garanzia pensionistica (Ape volontario), è trascorso quasi un anno senza che queste misure siano state rese effettivamente operative, bruciando quasi la metà del tempo della sperimentazione di tali strumenti (fino al 2018), prevista nei rispettivi decreti attuativi. “Tutto questo si sta consumando – osserva ancora Piccinini – mentre il Consiglio dei ministri approva una manovra finanziaria respingendo la richiesta di Cgil, Cisl e Uil di rimodulare l’innalzamento automatico dell’età di pensionamento, che invece consentirebbe di restituire qualche elemento di flessibilità di uscita dal lavoro favorendo, anche per questa strada, l’occupazione stabile dei giovani”.