Cgil e Flc Sicilia chiedono al governo regionale di tutelare i lavoratori e gli utenti dell’Anfe, ente di formazione professionale, dopo il coinvolgimento nell'inchiesta "Dirty training" del legale rappresentante in Sicilia, Paolo Genco, agli arresti domiciliari per truffa a danno dell'amministrazione regionale. “Sulla vicenda – scrivono in una nota Michele Pagliaro, segretario generale Cgil Sicilia e la segretaria Flc regionale Graziamaria Pistorino – auspichiamo che la magistratura faccia chiarezza in tempi brevi. Riteniamo, al contempo, che vadano messi in atto tutti gli strumenti possibili per garantire i lavoratori onesti, a cui va tutto il nostro sostegno, che sono le vere vittime del malaffare e rischiano di pagare il prezzo più alto”.
La preoccupazione dei sindacati per la sorte dei 611 lavoratori dell’ente è stata espressa oggi, nel corso di un incontro con il presidente nazionale dell’Anfe, Matteo Iacovelli, durante il quale Flc e Cgil hanno sostenuto che “se le responsabilità ipotizzate saranno confermate vanno individuate anche quelle di chi ha omesso i controlli, e comunque colpite ovunque si annidino le sacche di malaffare e i faccendieri che hanno gestito ingenti risorse pubbliche, arricchendosi e creando consenso per una politica certamente indegna di rappresentare il popolo siciliano”. I segretari di Cgil e Flc affermano che “sarebbe inaccettabile che mentre ci sono stati arricchimenti illeciti, come quelli ipotizzati dalla magistratura, centinaia di lavoratori onesti vengano abbandonati a se stessi senza prospettive. Il governo regionale ha il dovere – sottolinenenano- di mantenere l'occupazione ove non siano acclarate responsabilità diverse da quelle personali o deve individuare soluzioni occupazionali alternative, per utilizzare le professionalità e le competenze dei lavoratori onesti e per restituire servizi ai cittadini siciliani”.
Nella nota del sindacato si sottolinea che “questo non solo per i lavoratori dell’Anfe, ma anche per tutte le migliaia di lavoratori che nel recente passato sono state vittime di analoghe torbide vicende, poche delle quali, ad oggi, hanno visto la conclusione sul piano giudiziario”. Dunque, Flc e Cgil chiedono che “si apra subito il tavolo di confronto con il governo nazionale, “da tempo atteso” e s'individuino soluzioni per accelerare la riorganizzazione del comparto, non facendo proclami demagogici, ma salvaguardando diritti, persone e occupazione”. Nell’incontro con i sindacati, Iacovelli ha detto di avere ricevuto dal governo regionale rassicurazioni sul fatto che non vi sarebbero estremi per la perdita dell'accreditamento dell'ente, e che non risulterebbero atti interdittivi di nessuna natura da parte degli inquirenti, in relazione all'ente stesso. “Ci è stato comunicato – riferisce Giovanni Lo Cicero, della Flc regionale – che l’assessore ha invitato la dirigenza a intervenire celermente sugli assetti dell'ente siciliano, per dare un segnale forte e deciso di trasparenza e discontinuità amministrativa, segnando una cesura netta con l'amministratore inquisito”.