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Stavolta la condanna è arrivata. Il Tribunale di Milano ha inflitto stamani (mercoledì 15 luglio) pene fino a sette anni e otto mesi di reclusione a 11 ex dirigenti della Pirelli, accusati di omicidio colposo in relazione a una ventina di casi di operai morti per tumori provocati dall’esposizione all’amianto. Gli operai lavoravano negli stabilimenti milanesi tra gli anni settanta e ottanta. Il Tribunale ha anche condannato gli ex manager e il responsabile civile della Pirelli Tyre Spa al pagamento di una provvisionale complessiva da 520 mila euro per le parti civili e al risarcimento dei danni da quantificare in sede civile. La maggior parte dei parenti delle vittime avevano già ricevuto un risarcimento fuori dibattimento e si erano ritirati dal processo.
Soddisfazione per la sentenza è stata espressa dalla Camera del lavoro di Milano che si era costituita parte civile. “In quegli anni – scrivono Graziano Gorla, Tiziana Scalco e Addo Buriani – numerosissimi lavoratori hanno contratto il mesotelioma pleurico a causa dell'inquinamento dell'ambiente in cui erano costretti a lavorare. Molti lavoratori ci hanno rimesso la vita, altri la salute (il procedimento vede gli imputati responsabili di diversi omicidi colposi e di numerose lesioni colpose)”. È un grande successo, spiegano i sindacalisti, poiché "la giurisprudenza del Tribunale di Milano sull’argomento, in altri procedimenti, non è stata favorevole a riconoscere il nesso di causalità tra le morti e le malattie contratte dai lavoratori, causa la loro esposizione all’amianto. Si tratta di una sentenza coraggiosa e di buon auspicio, poiché segna un cambiamento di rotta della giurisprudenza milanese”.
La sentenza, pronunciata dalla sesta sezione del Tribunale, ha quindi riconosciuto, come sostenuto dal pm Ascione, che gli operai si sono ammalati di forme tumorali gravi o sono morti per mesotelioma pleurico poiché esposti in maniera “massiccia e ripetuta” all’amianto, in quanto lavoravano in stabilimenti senza alcun sistema di protezione.